PREMIO RICERCA «CITTÀ DI FIRENZE» – 59 – COLLANA PREMIO RICERCA «CITTÀ DI FIRENZE» Commissione giudicatrice, anno 2016 Anna Dolfi (Presidente) Maria Boddi Andrea Bucelli Roberto Casalbuoni Marcello Garzaniti Maria Cristina Grisolia Patrizia Guarnieri Roberta Lanfredini Anna Lenzi Pierandrea Lo Nostro Giovanni Mari Alessandro Mariani Paolo Maria Mariano Simone Marinai Rolando Minuti Paolo Nanni Giampiero Nigro Angela Perulli Maria Chiara Torricelli Oleksandra Rekut-Liberatore Metastasi cartacee Intrecci tra neoplasia e letteratura Firenze University Press 2017 Metastasi cartacee : intrecci tra neoplasia e letteratura / Oleksandra Rekut-Liberatore. – Firenze : Firenze University Press, 2017. (Premio Città di Firenze ; 59) http://digital.casalini.it/9788864535920 ISBN 978-88-6453-591-3 (print) ISBN 978-88-6453-592-0 (online) Oleksandra Rekut-Liberatore, Metastasi cartacee. Intrecci tra neoplasia e letteratura , ISBN 978-88-6453-591- 3 (print), ISBN 978-88-6453-592-0 (online) © 2017 Firenze University Press Metastasi cartacee : intrecci tra neoplasia e letteratura / Oleksandra Rekut-Liberatore. – Firenze : Firenze University Press, 2017. (Premio Città di Firenze ; 59) http://digital.casalini.it/9788864535920 ISBN 978-88-6453-591-3 (print) ISBN 978-88-6453-592-0 (online) Certificazione scientifica delle Opere Tutti i volumi pubblicati sono soggetti ad un processo di referaggio esterno di cui sono responsabili il Consiglio editoriale della FUP e i Consigli scientifici delle singole collane. Le opere pubblicate nel catalogo della FUP sono valutate e approvate dal Consiglio editoriale della casa editrice. Per una de- scrizione più analitica del processo di referaggio si rimanda ai documenti ufficiali pubblicati sul catalogo on-line della casa editrice (www.fupress.com). Consiglio editoriale Firenze University Press A. Dolfi (Presidente), M. Boddi, A. Bucelli, R. Casalbuoni, M. Garzaniti, M.C. Grisolia, P. Guarnieri, R. Lan- fredini, A. Lenzi, P. Lo Nostro, G. Mari, A. Mariani, P.M. Mariano, S. Marinai, R. Minuti, P. Nanni, G. Nigro, A. Perulli, M.C. Torricelli. La presente opera è rilasciata nei termini della licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0: http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/) This book is printed on acid-free paper CC 2017 Firenze University Press Università degli Studi di Firenze Firenze University Press via Cittadella, 7, 50144 Firenze, Italy www.fupress.com Printed in Italy Progetto grafico di Alberto Pizarro Fernández, Pagina Maestra snc Immagine di copertina: Lorenzo Indrimi, Il quadro malato , acrilico su tela, 120x70, 2012, Courtesy Collezione Lorenzo Indrimi (per gentile concessione degli eredi, IndrimiCollection@gmail.com). A mio padre, a due Valentine, a Josette, a Marina e a tutti coloro che non ce l’hanno fatta 6 «Il quadro in copertina è l’ultimo lavoro di Lorenzo Indrimi ed è stato concepito come parte della sua esperienza con il tumore. Intitolato “Il quadro malato” è dive- nuto “performance” con la collaborazione dell’amico chirurgo Massimo Martelli. È stato oggetto di un cortometraggio di Sergio Rubini e Pierluigi Ferrandini. L’opera di Lorenzo Indrimi ed il cortometraggio sono stati presentati nell’estate del 2013 all’Accademia Filarmonica Romana, dall’allora direttore Sandro Cappelletto, nell’ambito di un incontro dell’artista e del chirurgo sul tema “Chi, tra l’artista e la sua opera, ricoverare, operare e curare?”. Precedeva l’evento l’esecuzione del brano “Ombra, omaggio a Lorenzo Indrimi” per bayan solo del compositore Domenico Turi» 1 Lorenzo Indrimi, Il quadro malato . Particolare della sutura post-operatoria. 1 Nota a cura degli eredi del Maestro Lorenzo Indrimi. 7 Sommario Introduzione 9 D ALL ’O TTOCENTO AL PRIMO N OVECENTO 17 1.1 Il romanzo ottocentesco e la neoplasia 19 1.2 Le varianti sull’epitelioma 29 1.3 Concezione, quasi Grazia 43 1.4 Le incognite di Giani Stuparich 49 S CRITTORI DELLA TERZA GENERAZIONE 57 2.1 Giuseppe Dessí: «i tentacoli di un’idra» 59 2.2 Vittorio Bodini: frammenti e lacerti di un « a(em)plazado » 69 2.3 Giuseppe Berto: unità metriche nel fluire del male oscuro 75 2.4 Giorgio Bassani: avvisaglie dell’irreversibile tra cecità e prefigurazioni 85 D ALLE ESPERIENZE NON AUTOCTONE ALLA XENOGLOSSIA 97 3.1 Da Tolstoj ai «troppo poco pazzi» scrittori elvetici di Sciascia 99 3.2 Mauriac e Mann tradotti in Italia 141 3.3 Cancro inesistente e fantastico 153 3.4 L’afflizione in seconda persona 165 L ES MOTS POUR LE DIRE : APPUNTI SUGLI ONCOLOGHEMI 185 4.1 Oncofonia e oncografia: registri e intersecazioni 187 4.2 Una metaforica chiamata alle armi 201 4.3 Zoario 211 4.4 Antropomorfizzazioni 217 N EOPLASIE E ALTRE EMPIRIE 225 5.1 Viaggi accidentati dei malati oncologici 227 5.2 Rimembranze e cronotopi olfattivi 235 5.3 Visto e rivisto: riflessioni geo-oncografiche 247 5.4 Da «un lampione acceso» ai raggi radioterapici 257 9 17 19 29 43 49 57 59 69 75 85 97 99 141 153 165 185 187 201 211 217 225 227 235 247 257 Oleksandra Rekut-Liberatore, Metastasi cartacee. Intrecci tra neoplasia e letteratura , ISBN 978-88-6453-591- 3 (print), ISBN 978-88-6453-592-0 (online) © 2017 Firenze University Press Metastasi cartacee 8 8 T ENDENZE POST 2000 267 6.1 Interludio sull’aspetto finzionale 269 6.2 L’ aggravato corpore e l’angelo custode odierno 279 6.3 Lit-web e blogterapia 299 6.4 «Lo finirò? Non lo finirò?». Sfogliare la cancromargherita 317 Postilla sulla poesia 337 Conclusioni 343 Bibliografia essenziale ragionata 349 8 9 Introduzione La genesi A. D. 2011, durante la lettura di Chernobyl 2 di Francesco M. Cataluccio 3 rivivo una sconvolgente e lacerante aritmetica della catastrofe nucleare 4 : «migliaia di persone, profondamente contaminate» 5 con «le cellule impazzite, il sistema genetico in sub- buglio, la tiroide compromessa» 6 , scomparse a causa di una morte «invisibile, inodo- re, silenziosa» 7 . Scioccanti pagine da cui trasuda la sinossi del dolore. Ripesco dai fondali della memoria il ricordo più vivido della mia prima vita, le strade semi- deserte della Kiev che mi ha dato i natali, il sogno utopico, germinato sul momento, di abbracciare la professione di oncologa per tentare di salvare quella dolente umani- tà, ma anche, e nello stesso tempo, la voglia di dare un contributo, più immediata- mente fattibile e d’altro tipo con la mia passione per la letteratura italiana e il perso- nale bagaglio intellettuale di linguista e comparatista. Dall’unione di parti diverse del mio io, ha preso l’abbrivo Metastasi cartacee: intrecci tra letteratura e neopla- sia Al confine tra arte e scienza E ancora una data: 25 aprile 2013, giorno fissato per un surreale intervento. Quando al pittore romano Lorenzo Indrimi viene diagnosticato un cancro al polmone, ha un’idea: realizzare sulla tela, quasi per esorcizzarlo, il male che ha aggredito il suo corpo. Il dott. Massimo Martelli sottopone a intervento chirurgico il quadro dipinto dal suo paziente. Tutta l’équipe in sala operatoria imita alla perfezione la realtà: si adoperano i bisturi per asportare “il tumore” (un bioccolo d’ovatta colorata) e la feri- ta viene suturata con dei punti veri. La copertina di questo libro è un dovuto omag- gio al lavoro del pittore/malato Indrimi. 2 Tra le tante le opere sulla tematica di Č ornòbyl’ , uscite in questi anni in Ucraina, ho scelto di tradurre in italiano Iván Dra č , Madonna di Č ornòbyl’ , in Tradurre il Novecento. Antologia di inediti , a cura di Laura Dolfi, Parma, MUP, 2014, pp. 169-175. 3 Francesco M. Cataluccio, Chernobyl , Palermo, Sellerio, 2011. 4 Ivi, p. 135. 5 Ivi, p. 92. 6 Ibidem. 7 Ivi, p. 116. Oleksandra Rekut-Liberatore, Metastasi cartacee. Intrecci tra neoplasia e letteratura , ISBN 978-88-6453-591- 3 (print), ISBN 978-88-6453-592-0 (online) © 2017 Firenze University Press Metastasi cartacee 10 10 Considerazioni filosofiche Siamo di passaggio ( sub specie mortalitatis ) eppure, ontologicamente immemori, diamo l’idea che ciò non riguardi il nostro destino ultimo. Finché l’empiria della ma- lattia – una jaspersiana «situazione-limite» ( Grenzsituation ) 8 – non determina il ce- dimento di tale hybris e/o il superamento del sonnambulismo esistenziale. « La sa- gesse – secondo Ricœur 9 – n’est-elle pas de reconnaître le caractère aporétique de la pensée sur le mal, caractère aporétique conquis par l’effort même pour penser plus et autrement? » 10 . La sofferenza che trasforma il quotidiano in una tranche de vie unica, e per questo necessariamente da raccontare, costituisce un ampio orizzon- te tematico. Se la vita, Bichat docet , è l’insieme delle forze che si oppongono alla morte 11 , nel malato quelle fisiche evidentemente diminuiscono, ma aumenta, di con- verso, la profondità, che sommata all’epifania di una sollecitudine cognitiva, attri- buisce le doti di un’aura speciale e ne fanno un alfiere della transitorietà. I suoi atti, i suoi pensieri si ipostatizzano. Ho scelto di concentrarmi sulle tracce scritte di questo soggetto borderline 12 , vergate sulla scorta di un vissuto di frontiera o di un astratto approccio mimetico all’argomento. « Il ne s’agit plus de donner de quoi reconnaître la maladie, mais de restituer, au niveau des mots, une histoire qui en couvre l’être total » 13 – afferma 8 Karl Jaspers, Filosofia [1932], a cura di Umberto Galimberti, Torino, UTET, 1978, p. 708: «Nella si- tuazione-limite il dolore può presentarsi solo nella sua inevitabilità. Lo considero come qualcosa che mi compete, mi lamento e soffro veramente, non cerco di nascondermelo, vivo in tensione tra la volontà di dir di sì al mio dolore e l’impossibilità di dirlo definitivamente; lotto contro di esso per limitarlo e diffe- rirlo, ma, anche se lo considero come qualcosa di estraneo, sento che mi appartiene, e anche se lo sop- porto passivamente, o faccio di tutto per evitare di comprenderlo, non raggiungo la quiete dell’armonia. Ognuno deve sopportare fino alla fine il dolore che gli capita. Nessuno vi ci si può sottrarre»; pp. 696- 697: «Nella situazione-limite la morte diventa qualcosa che appartiene alla storicità come morte deter- minata di chi mi è prossimo o come mia morte . Essa non è superata da una considerazione di ordine ge- nerale, né da un conforto oggettivo che con ragioni apparenti protegge il mio oblio, ma è superata solo nella manifestazione di un’esistenza che si accerta di sé». 9 Paul Ricœur, Le mal. Un défi à la philosophie et à la théologie , Genève, Labor et Fides, 2004, p. 23: « A l’imputation qui centre le mal moral sur un agent responsable, la souffrance souligne son caractère essentiellement subi: nous ne la faisons pas arriver; elle nous affecte »; p. 31: « Au regard d’un sens même rudimentaire de la justice, la répartition présente des maux ne peut paraître qu’arbitraire, indis- criminée, disproportionnée: pourquoi celui-ci plutôt que celui-là meurt-il du cancer? Pourquoi la mort des enfants? Pourquoi tant de souffrances, en excès au regard de la capacité ordinaire d’endurance des simples mortels? ». 10 Ivi, p. 56. 11 Xavier Bichat, Recherches psysiologiques sur la vie et la mort [1801], Genève-Paris-Bruxelles, Al- liance cult. du livre, 1962, p. 43. 12 Arthur W. Frank lo definisce « the wounded storyteller » ( The wounded storyteller : body, illness, and ethics , Chicago, The University of Chicago Press, 1995). Nell’arco di questa indagine sarà presente an- che come « the wounded storyobject ». 13 Michel Foucault, Naissance de la clinique [1963], Paris, Presses Universitaires de France, 2012, p. 137. 10 Oleksandra Rekut-Liberatore 11 11 Foucault. E Biasin puntualizza: «la malattia è il tema principale della letteratura, an- che se non è stato sufficientemente riconosciuto come tale dai lettori e dai critici» 14 L’oggetto della ricerca La peste o la malaria, con il venir meno del morbo, scompaiono o quasi dalle pagine letterarie; altre tipologie di male s’impongono diventando sempre più perniciose e imbattibili. La neoplasia, alla quale voglio rivolgere la mia attenzione, da comparsa episodica si è consolidata in una minaccia sempre più aggressiva e frequente, facen- do registrare, in una fredda contabilità nosologica, uno dei più alti tassi di mortalità. Fagocitata e fatta propria dagli autori contemporanei, ha generato, di conseguenza, un aumento considerevole di scritti ad hoc che ho scelto di chiamare “oncografie” (lessema scaturito da una costola delle “patografie” di Anne Hunsaker Hawkins 15 ). Una prassi votata a sottolineare il valore terapeutico dell’affabulazione o a essere utile alle medical humanities e alla medicina narrativa 16 , persino quando realizza una condizione di perdita o appronta un narrato disforico. Mentre il riconoscimento e l’importanza della psico-oncologia sono scontati, occorre fare ancora molto per ot- tenere il medesimo risultato per l’oncografia, studiata solo episodicamente finora in Italia 17 La quantità di malati e di coinvolti, che avvertono la pulsione di rendere parteci- pi gli altri del loro doloroso calvario, e un insieme, altrettanto vasto, di coloro che trovano uno sbocco catartico in queste letture comprova la consistenza di tale feno- menologia. Lo dimostra il fatto che gli elaborati sulla neoplasia contengono spesso espliciti rimandi ad altri libri in modo da creare un’interna intertestualità. Mi focalizzerò dunque sugli scritti che si fanno terapeusi nel momento stesso in cui si esplicano sulla pagina, ma anche su quelli che ricorrono all’invenzione di per- sonaggi con il male oncologico che si manifesta per interposta persona e, per com- pletare il quadro, su quelli che vedono invece il β ío ς dello scrittore e dell’opera non 14 Gian Paolo Biasin, Malattie letterarie , Milano, Bompiani, 1976, p. 12. 15 Anne Hunsaker Hawkins, Reconstructing Illness. Studies in Pathography , West Lafayette, Purdue Univ. Press, 1993, p. 27: « If pathography is an imaginative reformulation of experience that reconnects the isolated individual sufferer with his or her world, the connecting “formula” needs to be both cul- ture-specific and transcultural, for the patient’s world includes both a particular society at a certain moment in history and the larger and more timeless human community that underlies it ». 16 Le medical humanities apparse negli Stati Uniti negli anni Settanta del Novecento cominciano, assie- me alla medicina narrativa, a diventare d’interesse per altri paesi europei, compresa l’Italia. Segnalo, tra gli altri, i lavori di Giorgio Bert, Medicina narrativa. Storie e parole nella relazione di cura , Roma, Il pensiero scientifico, 2007 e Specchi di carta. Percorsi di lettura in tema di Medicina Narrativa , a cura di Donatella Lippi, Bologna, CLUEB, 2010. 17 Ad eccezione, tra le più recenti, delle ricerche di Roberto Carnero, Il rischio di narrare la mallattia , in «Il Sole 24 Ore» 7 ottobre 2012; Ilaria Ciuti, Io e lui, raccontarsi con il cancro. Così le donne affronta- no la malattia , in «la Repubblica», 16 aprile 2013; Giorgia Biasini, Scriverne fa bene. Narrare la malat- tia, curarsi con un blog , Arezzo, Zona, 2013; Francesco de Cristofaro, L’efflorescenza tumorale. Figu- razioni del ‘male osceno’: Verga, Ki š , Roth , in La malattia come metafora nelle letterature dell’Occidente , a cura di Stefano Manferlotti, Napoli, Liguori, 2014, pp. 59-78. 11 Metastasi cartacee 12 12 coincidere più 18 . Frequenti sono incroci e osmosi: anche in autori già affermati che, ammalandosi, cambiano ex abrupto il tratto della loro penna. Gli obiettivi La malattia oncologica – seppur pervasa da un forte senso figurato e politico che in questa sede relegherò, per scelta, ai margini – sarà individuata piuttosto come una presenza fisio-patologica nei testi dei prosatori italiani. La ricerca prenderà l’abbrivo dal romanzo ottocentesco e, a seguire, un congruo spazio verrà dedicato agli spora- dici componimenti d’inizio Novecento. Costituiranno invece un capitolo a parte gli scrittori della terza generazione novecentesca, i primi a dare continuità all’argomento. Predisporrò dei percorsi ( Da Tolstoj ai « troppo poco pazzi » scrittori elvetici di Sciascia; Mauriac e Mann tradotti in Italia ; Cancro inesistente e fantasti- co ; L’afflizione in seconda persona ) di taglio comparatista. La peculiarità di questa indagine è forse presentata e resa più evidente nel capitolo dedicato ai lessemi usati per raccontare il cancro, che definisco “oncologhemi”. La malattia tumorale – empi- ria cruciale dell’esistenza umana – si intersecherà, per forza di cose, con altre rifles- sioni e sensazioni 19 . La disamina si chiuderà sulle tendenze post 2000 che mi con- sentono di approdare alle modalità più attuali di affrontare il problema. Il lavoro quindi si articola in cinque obiettivi distinti: Congegnare un percorso diacronico degli scritti sulle neoplasie dall’Ottocento ad oggi, esaminando i cambiamenti e/o determinando le costanti psicofisiche ed esi- stenziali. Mettere in rilievo, a livello sincronico, il nesso tra la descrizione del morbo in questione e le coordinate storico-sociali. Individuare i fili che legano l’elaborazione scritta e la comprensione biologica della malattia al resto della produzione dell’autore. Qualora il cancro costituisca un dato autobiografico, stabilire in che modo la diagnosi abbia influenzato la scrittura o, nel caso di un autore neofita, valutare se il suo destino non abbia rappresentato il movente della creatività. Enucleare i lessemi che vengono adoprati per raccontare la neoplasia, raggrup- parli e farne una esemplificazione dimostrandone lo scopo, prevalentemente catarti- co-ludico, d’ausilio nell’esorcizzare la malattia. Riconoscere e classificare l’apparizione di nuove e/o diverse percezioni empati- co-sensoriali provocate dalla scoperta del morbo negli scritti odierni. Obiettivi plurimi, raggiungibili attraverso l’adozione di una metodologia varie- gata, tarata sull’autore e sull’argomento e sostenuta da analisi filologica, sociologi- ca, ritmica, comparativa, lessicologica e strutturale. I percorsi che andrò a dispiegare sono germinati nel solco delle meditazioni sulla morte in seconda persona di 18 Classificazione ispirata dalla Premessa di Anna Dolfi, in Malinconia. Malattia malinconica e lettera- tura moderna . Atti di seminario. Trento, maggio 1990, a cura di A. Dolfi, Roma, Bulzoni, 1991, pp. 7- 19. 19 Mi riferisco ai percorsi Viaggi accidentati dei malati oncologici , Rimembranze e cronotopi olfattivi , Visto e rivisto: riflessioni geo-oncografiche , Da « un lampione acceso » ai raggi radioterapici 12 Oleksandra Rekut-Liberatore 13 13 Jankélévitch 20 , della critica delle varianti di Contini 21 , del ritmo e melodia nella prosa italiana di Beccaria 22 , della teoria delle continuazioni di Genette 23 La struttura Alcuni autori di forte caratura rappresentano punti di snodo a spirale da cui necessa- riamente bisogna transitare e ripassare. Nella temperie dell’800 rari scrittori si per- mettevano limitati azzardi prosaici nel trattare la malattia tumorale; eppure restano così validi i loro “ exempla ” da poter essere considerati autentici antesignani di stra- tegie tematiche e oncologhemi. È il caso di Pellico, Nievo, Verga e De Roberto, ob- bligatoriamente presenti nel paragrafo iniziale, che si rimaterializzeranno nelle ri- flessioni lessicologiche, nonché sulle pagine dedicate all’olfatto e alle peregrinazioni dei feriti dal male. Pirandello, protagonista nell’analisi delle Varianti sull’epitelioma , sarà altrettanto centrale nei contributi sui viaggi e sul tessuto connet- tivo tra neoplasie e luci 24 ; lo ritroveremo, in degna compagnia, nei saggi e intertesti di Sciascia. Grazia Deledda verrà rievocata nei paragrafi Concezione, quasi Grazia , Rimembranze e cronotopi olfattivi , Visto e rivisto: riflessioni geo-oncografiche, Da « un lampione acceso » ai raggi radioterapici e anche, seppure per un accenno, nell’ Interludio sull’aspetto finzionale . Giani Stuparich, sutura dell’iniziale capitolo sul primo Novecento, sarà di diritto presente, successivamente, nei percorsi lessico- empirici. Considerazioni a parte meriteranno taluni scrittori della terza generazione, punti di riferimento di vari iter In primis Landolfi, che riemergerà come un significativo antiesempio per la mia indagine e precederà altre sperimentazioni con il cancro in- ventato e indescrivibile 25 . A seguire Dessí che nella sua parabola creativa arriverà, di testo in testo, a disvelare un corpus oncologico neppure tanto sottinteso. Bodini, considerato prima facie poeta, sarà presente, in una sorta di preveggenza anteceden- te il dato biografico, con una breve prosa dal titolo S. Giuseppe . L’impossibilità di scindere Berto da innovazioni ritmico-sintattiche, anche e soprattutto nei testi che 20 L’espressione «morte in seconda persona» e le argomentazioni attorno a essa di Vladimir Jankélévitch ( La morte [1966], a cura di Enrica Lisciani Petrini, Torino, Einaudi, 2009) saranno fondamentali per il mio capitolo sull ’Afflizione in seconda persona 21 Le varianti sull’epitelioma non potranno prescindere dall’ormai classica edizione di Gianfranco Con- tini, Varianti e altra linguistica. Una raccolta di saggi (1938-1968) , Torino, Einaudi, 1979 e di Dante Isella, Le varianti d’autore (critica e filologia) , Bellinzona, Archivio storico ticinese, 1985. 22 La più esaustiva indagine, a tutt’oggi, sul Ritmo e melodia nella prosa italiana. Studi e ricerche sulla prosa d’arte ([1964], Firenze, Olschki, 2013) di Gian Luigi Beccaria mi è parsa la più adatta e pertinente allo studio delle opere di Giuseppe Berto. 23 Basandomi sulla teoria delle continuazioni – proleptique, analeptique, elleptique e paraleptique – di Gérard Genette ( Palimpsestes. La littérature au second degré , Paris, Seuil, 1982), cercherò di portare a prova varie modalità d’incompiutezze d’opera sulla scorta delle empirie di scrittori post 2000. 24 Pirandello sarà presente con L’Avemaria di Bobbio [1912], Caffè notturno [1918] (nelle edizioni suc- cessive La morte addosso e L’uomo dal fiore in bocca ) e Pena di vivere così [1920] nelle Varianti sull’epitelioma e nelle riflessioni su Viaggi accidentati dei malati oncologici con la novella Il viaggio [1910]. 25 Landolfi verrà dislocato dall’alveo naturale Scrittori della terza generazione al capitolo Dalle espe- rienze non autoctone alla xenoglossia. 13 Metastasi cartacee 14 14 trattano il cancro, mi ha obbligato ad affrontare le sue pagine servendomi di un ap- parato critico-metodologico diverso. Bassani sarà evocato, invece, in ragione di mol- teplici varianti e riscritture delle stesse opere 26 Dalle esperienze non autoctone alla xenoglossia prenderà le mosse da Tolstoj nella geniale rilettura di Sciascia. Tra i predecessori – sui quali il saggista e narratore riflette negli anni segnati da affezione corporale – annovero, come affini al tema: Georges Bernanos, Ivan Illich e una triade svizzera costituita da Friedrich Dürren- matt, Max Frisch e Fritz Zorn. Gadda, inserito a pieno titolo nella biblioteca scia- sciana, non avrà, e me ne dolgo, un percorso a parte. La scelta, per nulla casuale, dell’argomento e una certa comunanza lessicale creeranno attorno alla malattia, tra l’originale e le traduzioni italiane, un vero e proprio cortocircuito comprovato da ar- ticoli e saggi, nonché da attinenze biografiche con Mauriac e Mann che hanno sti- molato Orsola Nemi, Michele Prisco e Rossana Rossanda a tradurre, e talvolta per- sino ritradurre, lavori che trattano di neoplasia. Di rilievo l’esercizio di Tabucchi: raccontare, in Requiem , il cancro del padre in un idioma altrui. Nella faticosa elabo- razione del lutto, si rivelerà utile la scrittura di chi ha già fatto i conti con una così dura prova, come nel caso di Pierluigi Battista, che misura il personale patimento con il sentire similare di Doris Lessing, Magda Szabó, Philip Roth e Michel Onfray. A partire dagli anni ‘80 del Novecento, il racconto della malattia sfocia in una bulimica iperproduzione di pubblicazioni di ammalati. Dopo il caso dell’autobiografismo velato di Sciascia e quelli meno noti di Antonio Tronci 27 e di Mimi Zorzi 28 , esce Il male addosso di Sandra Verda, di cui tratterò nel capitolo Neoplasie e altre empirie Il sommarsi di tanti scritti sul cancro nel primo segmento del 2000 29 – la loro quantità ha già ampiamente superato quella raggiunta in tutto il secolo scorso – e di pochi scrittori di rilievo mi indurrà a procedere, anziché per nomi, per nodi e temati- che che accomunano le opere. Il capitolo Les mots pour le dire 30 : appunti sugli on- cologhemi registrerà le voci di prosatori noti ed esordienti. L’argomento tabù del tumore e la reticenza o parsimonia nell’usare il lessema, vigente fino gli anni Settan- 26 Giorgio Bassani: avvisaglie dell’irreversibile tra cecità e prefigurazioni sarà centrato fondamental- mente sul Giardino dei Finzi-Contini [1962]. In Rimembranze e cronotopi olfattivi verrà invece analiz- zato Il muretto di cinta [1946] (nelle edizioni successive Il muro di cinta , L’odore del fieno , Altre notizie su Bruno Lattes ). 27 Dopo l’autobiografico L’ospite inatteso. La mia lotta per non morire... (Presentazione di Manlio Bri- gaglia e Introduzione di Italo Alighiero Chiusano, Roma, Città Nuova, 1984, rielaborazione di Stellette per vivere – Raggi β per non morire , uscito nel ‘81) Tronci riapproda all’argomento della neoplasia con il saggio Un’ipotesi sul cancro (Merano, Tangram, 2009) e il romanzo Pelle d’anima (Saluzzo, Fusta, 2011). 28 Alludo al romanzo La vita a metà (Milano, Rusconi, 1985) della scrittrice lombarda, che è stato ogget- to di attenzione da parte di Luigi Fenga ( Un treno immobile , in «Resine», ottobre-dicembre, 1985) e Leone Piccioni ( Imparare a convivere con l’intruso , in «Il tempo», 20 dicembre 1985). 29 Per una dettagliata bibliografia degli scrittori post 2000 rimando all’elenco bibliografico che chiude il mio lavoro. La scelta degli autori contemporanei non sarà necessariamente guidata da standard accade- mici. 30 Titolo suggerito dal romanzo di Marie Cardinal, Le parole per dirlo [1975]. Traduzione di Natalie Banas, Milano, Bompiani, 1984. 14 Oleksandra Rekut-Liberatore 15 15 ta, verrà meno nei testi contemporanei 31 , caratterizzati da descrizioni puntuali delle fasi e delle cure accompagnate da terminologie tassonomiche e da un estremo spe- rimentalismo linguistico. Dalle opere dove la problematica del cancro è accennata solo en passant si arriverà a quelle che ne fanno l’asse centrale o, per dirla con G. Thomas Couser, dal « full-live narrative » all’« illness narrative » 32 I cambiamenti del modus vivendi in questo evo hanno radicalmente modificato lo spettro dei tumori, facendo lievitare l’incidenza di alcuni e riducendo quella di altri 33 . In tal senso è rilevante l’aumento delle iperplasie patologiche ai polmoni sul- le pagine letterarie 34 . Così come cambia la statistica, si diversificano le descrizioni e nasce una nuova fenomenologia di scrittura. Le preghiere tradizionali e le considera- zioni teologiche non di rado vengono rimpiazzate da preci ad angeli laicizzati. Ac- quistano forte rilevanza le orme digitali, lo scambio giornaliero e diretto in rete gra- zie all’apparizione di blog apprestati per l’argomento. La cosiddetta lit-web ha ap- portato un plusvalore notevole: l’immediatezza nel raccontare la malattia e un ri- scontro emotivo in tempo reale, tangibile feedback delle proprie sensazioni. È già stato edito, da Giorgia Biasini, un teorico riassunto di alcuni tentativi di tali diari on- line dal titolo Scriverne fa bene , che mette in evidenza la comunicazione veloce sen- za intermediazioni editoriali con followers potenzialmente illimitati ed eterogenei 35 Ma come le œuvres non achevées di autori deceduti spesso non rimangono tali, così la produzione da web assume di frequente ex-post veste cartacea a firma anche di importanti case editrici. Prenderò quindi in considerazione solo gli scritti pubblicati in modo tradizionale, seppur ideati inizialmente come confessioni elettroniche. Le oncografie odierne, data la prevalente tinta autobiografica, assumono, nolens volens , più spesso un carattere infinito rispetto alle opere d’invenzione, fino a far considera- re questa loro incompiutezza una modalità espressiva consolidata. Ciò non contrad- dice la crescita quantitativa, altrettanto notevole, di autobiografie a lieto fine e di la- vori dati alle stampe ad anni di distanza dalla guarigione 36 . A chiudere, una Postilla sulla poesia, ovvero un tentativo di rimediare all’accantonamento di numerose e in- teressanti voci di poeti. 31 Valutando i numerosi testi dei contemporaneissimi ho giudicato opportuno, a mia discrezione, accan- tonare alcuni autori e ritornare invece in vari percorsi su altri come Tiziano Terzani, Stefano Baldi, Pie- tro Calabrese, Alessandro Cevenini, Alessandro Moscè. 32 G. Thomas Couser, Recovering Bodies: Illness, Disability, and Life-Writing , Madison, Univ. of Wis- consin Press, 1997, p. 92. 33 Siddhartha Mukherjee, L’imperatore del male. Una biografia del cancro , Vicenza, Neri Pozza, 2011, p. 81. 34 A proposito delle neoplasie polmonari vengono in mente i nomi di Anonio Tabucchi, Orianna Fallaci, Stefano Baldi, Giorgio De Rienzo, Pietro Calabrese. 35 G. Biasini, Scriverne fa bene. Narrare la malattia, curarsi con un blog cit., pp. 11-12. 36 Segnalo, a tal riguardo, i casi di Mimi Zorzi, Antonio Tronci, Sandra Verda, Romina Fantusi. 15 17 Dall’Ottocento al primo Novecento Oleksandra Rekut-Liberatore, Metastasi cartacee. Intrecci tra neoplasia e letteratura , ISBN 978-88-6453-591- 3 (print), ISBN 978-88-6453-592-0 (online) © 2017 Firenze University Press 19 1.1 Il romanzo ottocentesco e la neoplasia Lazzaro è morto, eppure questa malattia non era mortale; egli era morto, eppure questa ma- lattia non è mortale. Soeren Kierkegaard, La malattia mortale Il 19 marzo 1845 un medico scozzese, John Bennett, aveva descritto un caso insolito, quel- lo di un operaio ventottenne che posava tetti in ardesia e accusava un misterioso gonfiore alla milza [...]. Presto l’operaio si trovò in punto di morte, con altri tumori che spuntavano nelle ascelle, all’inguine e al collo. Fu curato con le solite sanguisughe e gli venne somministrata la consueta terapia a base di purganti, ma fu tutto inutile. Siddhartha Mukherjee, L’imperatore del male Nonostante che una delle prime menzioni scritte sul cancro nella civiltà occidentale risalga alle Storie di Erodoto 37 , per il suo ingresso, a pieno titolo, nella letteratura italiana si dovrà attendere il romanzo ottocentesco. Nella temperie del diciannove- simo secolo la malattia oncologica compare solo in sporadici itinerari cartacei frammisti a intrichi politematici sciorinati dagli scrittori di turno. Mi limiterò, per perimetrare l’ambito della ricerca, a passare in rassegna e analizzare i frammenti nei quali si assiste alla rappresentazione del tumore. A tutta prima vengono in mente i capitoli, convulsi e febbrili, sui tragici anni di prigionia di Pellico, ove il cancro erompe irrelato e come una delle innumerevoli Krankheiten che accusano i carcerati dello Spielberg: «Ebbi parecchi tumori glandu- lari dolorosissimi. Ne risanai, ed a questi successero affanni di petto, già provati al- 37 Erodoto, Le storie . Libri III-IV. Introduzione, traduzione e note di Fulvio Barberis con un saggio di Luciano Canfora, Milano, Garzanti, 1989, p. 141: «Ad Atossa, figlia di Ciro e moglie di Dario, si formò sul seno un ascesso, che dopo essere scoppiato si andava estendendo. Finché rimase di piccole dimen- sioni Atossa lo nascondeva e non ne parlava con nessuno, per un senso di vergogna, ma quando divenne abbastanza grave, mandò a chiamare Democede e glielo mostrò». Oleksandra Rekut-Liberatore, Metastasi cartacee. Intrecci tra neoplasia e letteratura , ISBN 978-88-6453-591- 3 (print), ISBN 978-88-6453-592-0 (online) © 2017 Firenze University Press Metastasi cartacee 20 20 tre volte, ma ora più soffocanti che mai, vertigini e dissenterie spasmodiche» 38 . Il morbo tumorale più pernicioso aggredisce però il compagno di detenzione, Piero Maroncelli: Intanto, già prima dell’uscita di Solera e Fortini, era venuto al mio povero Maroncel- li un tumore al ginocchio sinistro. In principio il dolore era mite, e lo costringeva soltanto a zoppicare. Poi stentava a trascinare i ferri e di rado usciva a passeggio. // Un mattino d’autunno, gli piacque d’uscir meco per respirare un poco di aria: vi era già neve; ed in un fatal momento ch’io nol sosteneva, inciampò e cadde. La percossa fece immantinente divenire acuto il dolore del ginocchio. Lo portammo sul suo letto: ei non era più in grado di reggersi. Quando il medico lo vide, si decise finalmente a fargli levare i ferri. Il tumore peggiorò di giorno in giorno, e divenne enorme e sem- pre più doloroso. Tali erano i martirii del povero infermo, che non potea aver requie né in letto né fuor di letto 39 «La malattia, lungi dall’essere un semplice aspetto della realtà, è un elemento integrante di una data struttura storico-sociale presa in considerazione dalla letteratu- ra» 40 . In virtù di questo euristico asserto, i rimedi per combattere la neoplasia nella prima metà dell’Ottocento, evidenziati nelle Mie prigioni – «sanguisughe», «fonta- nelle», «pietre caustiche», «fomenti ora asciutti, ora umidi» 41 – ci rimandano un’idea d’ingenuità velleitaria e/o la testimonianza di uno stato embrionale dello studio delle malattie tumorali. È lo stesso Pellico a riconoscere la poca efficacia di tali trattamen- ti che, il più delle volte, non facevano altro che aggravare la condizione fisica, già di per sé precaria: «Erano accrescimenti di strazio e niente più. Dopo i bruciamenti con le pietre, si formava la suppurazione. Quel tumore era tutto piaghe; ma non mai di- minuiva, non mai lo sfogo delle piaghe recava alcun lenimento al dolore» 42 Dai documenti scoperti nell’Archivio di Brünn da Domenico Chiattone, si appu- ra che il Dr. Schlosser prescriveva a Maroncelli «la somministrazione di un buon vino» 43 per combattere il cancro. Nessuna meraviglia per siffatto singolare φάρ μ ακον ; basti segnalare che anche contro l’emicrania di Pellico, lo stesso medico ordinava, «a titolo di medicina», il caffè 44 . I referti dello Spielberg ci introducono agli oncologhemi ottocenteschi: «tumore articolare bianco» 45 e ancora «tumore arti- colare linfatico del ginocchio sinistro... entrato in materia» 46 38 Silvio Pellico, Le mie prigioni [1832]. Commentate con documenti inediti degli archivi di Milano, di Roma, di Venezia, di Vienna e di Brünn da Domenico Chiattone, precedute da una prefazione di Co- stanzo Rinaudo, Saluzzo, Bovo, 1907, p. 452. 39 Ivi, pp. 437-438. 40 G. P. Biasin, Malattie letterarie cit., p. 35. 41 S. Pellico, Le mie prigioni cit., p. 439. 42 Ibidem 43 Mi riferisco al fascicolo VIII; N. 149 ex 1828. – N. 505 ex 1828, trascritto nell’Appendice all’edizione S. Pellico, Le mie prigioni cit., p. 511. 44 Ibidem . Mi documento sul fascicolo V; N. 374 ex 1829, che riporta il parere del Dr. Schlosser in data 17 Agosto 1829. 45 Ibidem . La diagnosi compare nel fascicolo VIII; N. 153. – N. 515 ex 1828. 46 Ivi, p. 512. La prognosi si legge nel fascicolo V; N. 128 ex 1828 ed è riferita al rapporto del Dr. Schlosser in data 4 maggio 1828. 20