3 3 SECONDA EDIZIONE RIVEDUTA ED AMPLIATA 4 TUTTI I DIRITTI RISERVATI ALL ’ AUTORE ISBN 88-900215-9-4 II EDIZIONE © EDIZIONI ERMES del C.S.E. Centrostampa Editoriale s.c.r.l. Via Angilla Vecchia, 147 Tel. (0971) 444177 85100 Potenza 5 Ai miei genitori, Giuseppe e Carmela Bartolomeo 6 FONTI ARCHIVISTICHE (Abbreviazioni) A.C.GN. = Archivio Comunale Grumento Nova A.D.PZ. = Archivio Diocesano Potenza A.D.SA. = Archivio Diocesano Salerno A.P.GN. = Archivio Parrocchiale Grumento Nova A.S.NA. = Archivio di Stato Napoli A.S.PZ. = Archivio di Stato Potenza 7 PRESENTAZIONE La lunga consuetudine di rapporti amichevoli c on l’Autore, mi ha riservato il privilegio di leggere preliminarmente questo libro che ho trovato particolarmente interessante. Nelle dense pagine, che propongono la rigorosa e documentata ricostruzione della Storia di Grumento, dalle origini ad oggi, capi ta d’imbattersi in famosi episodi della “grande storia” romana e medioevale che si alternano alla “piccola storia” locale, fatta delle tante vicende che scandiscono i ritmi della vita quotidiana. Vincenzo Falasca rende omaggio ad una nobile tradizione, che risale molto indietro nel tempo e che ha nella romana Grumentum l’espressione più nota. Ma non si limita a ricomporre l’identità storica della sua comunità collazionando le fonti edite che qua e là parlano di Grumento. Si misura, con pregevoli risultati, con l’esigenza di verificarne l’attendibilità, attraverso un paziente ed efficace scavo archivistico ed un’attenta perlustrazione dei luoghi, alla ricerca di nuovi elementi. Non siamo quindi, in questo caso, di fronte ad una semplice riscrittura della Storia di Grumento, ma ad un contributo, non privo di originalità, che concorre a far luce nuova su importanti aspetti e momenti della nostra storia. Perciò un doppio grazie a Vincenzo. Potenza, 25 luglio 1996 Giampaolo D’Andrea 8 9 PREFAZIONE DELL’AUTORE Sinora non era stata mai pubblicata una storia organica del Comune di Saponaria, oggi Grumento Nova. Ad eccezione dell’ultimo capitolo (il XIV) dell’opera dell’Arciprete Francesco Paolo Caputi “Tenue contributo a lla storia di Grumento e Saponara” (1902) e della Parte IVª di quella di Francesco Saverio Roselli “Storia grumentina” (1790), contenenti entrambe molta documentazione su Grumentum, ma poche e frammentarie notizie sul borgo medioevale, nessuna ricerca sist ematica e documentata era stata condotta su quest’ultimo. Da molto tempo ho nutrito l’ambizione di colmare questo vuoto, ma il lavoro si era limitato, distratto da altri impegni, a sporadiche indagini ed al reperimento di qualche documento. Per la verità, molte difficoltà nella ricerca derivavano anche, a prima vista, dalla scarsità di fonti, sia bibliografiche che archivistiche. Frammento dopo frammento, credo di essere riuscito, forse soltanto parzialmente, a delineare e dare corposità al profilo storico di un Comune che, in qualche epoca, ha avuto una certa importanza nel contesto della realtà della Basilicata. Lo storico Nino Cortese era solito dire ai suoi allievi, che approdavano a Napoli dalle province del Meridione, “Ragazzi, studiate bene, document andovi, la storia dei vostri Comuni e capirete anche la storia del Regno di Napoli”. Vale a dire che, attraverso il buco della serratura di una Storia municipale, si può attingere la comprensione di orizzonti storici più vasti. Ritengo, perciò, che quanto da me scritto su Saponaria, possa essere emblematico per la storia socio-politica e religiosa di tante Comunità lucane. L’itinerario fondamentale seguito è stato quello della ricerca archivistica, non disgiunta da una attenta esplorazione del territorio, giungendo, anche 10 attraverso quest’ultima, ad importanti scoperte, documentate dagli inserti fotografici. In questa breve prefazione mi corre, altresì, l’obbligo di ringraziare, per motivi vari, alcune persone. Innanzitutto mia moglie Benedetta Mileo che, oltre allo stimolo e all’incoraggiamento datimi, nei momenti più difficili del lavoro, a proseguire nell’opera intrapresa, ha collaborato in modo decisivo alla stesura definitiva del testo. Ringrazio, inoltre, il prof. Santino Bonsera e la dott.ssa Valeria Verrastro, Vice Direttore dell’Archivio di Stato di Potenza, per la loro cortese collaborazione nella trascrizione di qualche documento di difficile interpretazione, l’i ns. Florio Domenico, per avermi fornito due opuscoli, introvabili nelle biblioteche, contenenti importanti notizie su Saponara di Grumento, il Parroco Don Marcello Cozzi, per il gentile accesso consentitomi all’Archivio parrocchiale, il sig. Rubino Rocco, bibliotecario del Comune di Moliterno, l’impiegato comunale di Grumento Nova, Manduca E nrico, per avermi dato le indicazioni necessarie ad orientarmi fra le carte dell’Archivio, ancora non ordinate. Mi sia consentito, infine, di porgere i più sentiti ringraziamenti al prof. Giampaolo D’Andrea, Storico e Parlamentare europeo, per la sua corte sissima disponibilità a premettere al testo la sua presentazione. Vincenzo Falasca 11 CAPITOLO I GRUMENTUM: COLONIA ROMANA. 1. Grumentum: le origini. Prima che gli Elleni occupassero i territori della costa ionica, l’antico popolo italico degli Enot ri era già insediato in quell’ampia fascia che si estende dal golfo di Taranto al golfo di Salerno. Nel VI sec. a.C. gli Etruschi scacciarono le tribù osco-sabelliche dal territorio campano, compreso tra il basso Liri ed il Volturno. Queste popolazioni, spinte verso il sud, occuparono in un primo momento Eburum (Eboli), Vulceium (Buccino), Ursentum (Vietri di Potenza o Caggiano) e Numistrum (Muro Lucano). Successivamente fondarono Atella e Potenza, occuparono Banzi e, dall’alta valle del Sele, ove erano giunti lungo il Tanagro, (fondando Atena, Teggiano, Sanza) si diramarono lungo la catena degli Appennini occupando il Cilento e i territori montuosi dei fiumi che scaricavano nello Ionio. Lo scrittore latino Plinio (23-79 d.C.), parlando di questi popoli, che egli chiamò Lucani, li enumerava: “Lucanorum autem Atinates, Bantini, Eburini, Grumentini, Potentini, Sontini, Sirini, Tergilani, Ursentini, Volcentani, quibus Numistrani iunguntur’’ 1 Probabilmente Plinio si riferiva al loro assetto in età avanzata, ossia quando già avevano sottomesso i primitivi abitatori appenninici. Le popolazioni, preesistenti alla invasione osco-sabellica, erano gli Enotri e i Siculi (o Sicani). Di queste antiche etnie, oltre alle testimonianze letterarie e a quelle archeologiche, a mpi studi glottologici ne hanno dimostrato l’esistenza, analizzando il sostrato pre-indoeuropeo, sopravvissuto nei dialetti Cfr. Plinio “Naturalis Historia” L. III, 98. 12 lucani 2 Gli Enotri, pressati a sud dagli Elleni e a nord-est dai Lucani furono progressivamente sottomessi e resi schiavi. Secondo Plinio, quindi, i Grumentini appartenevano all’etnia lucana e parrebbe che essi abitassero il centro di Grumentum. Non è chiaro, nè ci sono testimonianze in proposito, se questo abitato esistesse prima del loro arrivo o sia stato da essi fondato. Per la verità molti mettono in dubbio la esistenza di Grumentum prima del III sec. a.C. e fanno coincidere la sua nascita con quella di Venosa (291 a.C.) e Paestum (273 a.C.). Le indagini archeologiche condotte si n’ora, dimostrerebbero, secondo alcuni studiosi, che la fondazione del centro avvenne tra la fine del IV e l’inizio del III a.C. 3 Grumentum sarebbe sorta in questo periodo perché i Romani intendevano, con questo avamposto, bloccare la possibile unione fra i Lucani e i Greci di Thurioi, Eraclea e Metaponto. Secondo questi studiosi alcuni centri enotri esistevano già dal VII-VI sec. a.C. nella valle dell’Agri (Armento, Aliano, Roccanova), ma fra essi non può essere annoverata Grumentum. Dinu Adamesteanu, uno dei più illustri studiosi dell’archeologia grumentina, si dice certo che “Grumentum aveva già una sua storia ancor prima dell’arrivo dei Romani... essa si nasconde, come avviene per decine e decine di centri indigeni della Lucania, nel silenzio della letteratura greca, avara di informazioni sui nomi e sulla vita dei centri indigeni lontani dalla costa” 4 La certezza gli deriverebbe da due considerazioni. La prima attiene la radice GRUM (greca) da cui i Romani derivarono Grumentum. Il Racioppi sostenne con dotte argomentazioni glottologiche la derivazione del nome Grumentum dall’osco grama (pagus, villaggio) + il suffisso del caso obliquo -entos (come Buxentos, Tarentos, ecc.) 5 La seconda considerazione riguarda il famoso Cavaliere di Grumentum del British Museum di Londra, che egli ritiene di sicura provenienza grumentina e databile alla metà del VI sec. a.C. 2 Cfr. Giovanni Alessio “Sopravvivenza del sostrato pre -indoeuropeo nelle aggeminate di liquide e nasali +jod in Lucania”, Napoli 1962. 3 Cfr. L. Giardino “Grumentum: la ricerca archeologica in un centro antico”, Congedo Ed. 1981. 4 Cfr. D. Adamesteanu “Panorami culturali - Grumentum” in “Scuola lucana”, Potenza 1967, pag. 17. 13 5 Cfr. Racioppi “Storia dei popoli della Lucania e della Basilicata” I, p . 50. Relativamente a quest’ultima supposizione Adamesteanu si sbagliava perché è stato dimostrato, qualche anno fa’, da Janos Slagy, Direttore del Museo di Budapest, che il reperto bronzeo, di fattura laconica o tarantina, era stato rinvenuto in una tomba ad Armento intorno al 1830. (Cfr. Rivista “Scienze dell’Antichità”, n° 5, Janos Gy Szilagyi, “Materiale etrusco e magnogreco in una collezione ungherese dell’ottocento”, pagg. 505 -506, Università La Sapienza, Roma 1991). La statuetta, di stile laconico, sarebbe opera di un artista tarantino 6 Durante l’estate del 1982, nell’area della cosiddetta Basilica di S. Marco, nelle immediate adiacenze del Museo Nazionale dell’Alta Val d’Agri, vennero alla luce quattro tombe e una stipe votiva, con varie statuine di terracotta, quattro monete e vasellame vario. La più antica delle monete è quella in bronzo di Agatocle (tiranno di Siracusa, fine IV sec. a.C.). Tra le statuette ce n’è una classificata come Artemis-Bendis , attestata in altri santuari indigeni 7 Di esse il relativo pannello del Museo dice: “L’imperfetta cottura, la consistenza dell’argilla, nonché lo scarso livello qualitativo dei pezzi fanno pensare a una produzione locale”. Da ciò si deduce che la chiesa di S. Marco rappresenta l’anello di congiunzion e tra l’insediamento romano e la preesistente presenza indigena. Ma tale preesistenza è ipotizzabile sull’altura ove poi sorse il centro romano di Grumentum? Parrebbe di si, se si pensa che i reperti di S. Marco appaiono di produzione locale e rinvenuti in un’area vicinissima a quella della città romana. Tale ipotesi potrebbe essere consolidata o smentita dall’estendimento dei lavori di scavo nella parte settentrionale della collina. Se invece la nascita di Grumentum risale al periodo in cui la decadenza dei vari centri enotri della Val d’Agri portò alla formazione di un unico abitato verso la fine del IV sec. a.C., la provenienza del “Cavaliere” del British andrebbe effettivamente attribuita ad Armento. C’è da aggiungere che fra le lapidi rinvenute a Grumen tum ce ne sono un paio che rinviano a preesistenze preromane. 6 Angelo Bottini, senza offrire alcuna documentazione, scrive che “... gli esponenti maschili di queste elites connotati come Cavalieri... quale il Cavaliere di Grumentum (che oggi sappiamo ri nvenuto invece ad Armento) ... offerto in qualche santuario italico”. Cfr. A. Bottini “L’incontro dei coloni greci con le genti anelleniche della Lucania” in “I Greci in Occidente”, Bompiani 1996, pag. 543. (Catalogo mostra Venezia). 7 Cfr. P. Bottini “Nuove ricerche nelle necropoli di Grumentum” in Boll. St. Basilicata, n. 6, 1990, pag. 89. 14 Una recita “Iano oenot (rio)/s”, e l’altra “Q. Attius gymnasi praefectus et... britiorum quoque grumentinorum sistarca...” 8 2. Grumentum: colonia militare romana ed episodi storici. E’ indubbio che Grumentum, come colonia romana, fu uno dei primi avamposti creati da Roma in territorio lucano, che essa mirava a sottomettere. Come tale non si può pensare che ad una colonia militare “imposta” (come dice Adamesteanu ibid pag. 17) nel cuore di una regione abitata da popoli ostili e bellicosi. La connotazione militare di essa è attestata, secondo Emilio Magaldi, “Dalla forte percentuale delle iscrizioni funerarie . . . che si riferiscono a soldati” . La scelta del sito non fu casuale, anche se si ammette che la collina non fosse ancora abitata. Premesso che la penetrazione greca in Val d’Agri (come è ampiamente documentato) era già avvenuta prima del III sec. a.C., il posto prescelto per l’insediamento militare apparve subito st rategico, sia per fronteggiare i Lucani e sia per bloccare l’espansione dei Greci. Qualche studioso fa risalire i primi rapporti tra Romani e Lucani all’epoca della seconda guerra sannitica (326 a.C.) sulla base di due testimonianze di Livio, cui pare non possa annettersi alcun valore 9 E’ più probabile che ciò sia avvenuto durante la terza guerra sannitica (298 a.C.). Sembra certo che, dopo la conquista di Venosa nel 291 a.C. da parte del console romano L. Postumio Megello, Roma approfittò della richiesta di aiuti da parte della città di Thurioi (285 a.C.), contro i Lucani di Stenio Stallio, per sistemare nella regione qualche altro baluardo militare, da cui procedere a successive conquiste. E’ in questo periodo, dopo la vittoria di Fabrizio Luscino su San niti, Lucani e Bruzi 10 , che con ogni probabilità pare possa collocarsi la creazione della colonia militare di Grumentum. Poche sono le fonti letterarie che parlano della storia della colonia grumentina. Strabone, geografo greco, (vissuto fra il 64 a.C. – e il 23 d.C.) accenna a Grumentum quale piccolo centro abitato ( mikrai katoikiai ) al pari di Vertinae e 8 Cfr. T. Mommsen “Corpus Inscriptionum Latinarum”, vol. X, parte la, iscrizioni n. 31 e 43, pag. 2. In seguito l’opera sarà denominata C.I.L. 9 Cfr. T. Livio “Annales”, VIII, 25, 3. 10 Cfr. C.I.L., vol. 1, pag. 46. 15 Calasarna 11 Tre sono poi gli episodi, menzionati dagli autori antichi, che la riguardano. I primi due li ritroviamo negli Annales di Tito Livio (19 a.C. -17 d.C.), il terzo è citato da Seneca (5 a.C. - 65 d.C.) e da Macrobio (seconda metà IV sec. d.C. - V sec. d.C.). PRIMO EPISODIO (Battaglia tra Romani e Cartaginesi nel 215 a.C.) 12 Mentre Annibale aveva cinto d’assedio Nola in Campania, Annone, suo fratello e luogotenente, partendo da Eraclea lo raggiunse con rinforzi. L’intervento di Claudio Marcello scongiurò la presa della città ed Annone fu rispedito in Calabria. Sulla via del ritorno si scontrò nei pressi di Grumentum con l’esercito di Tiberio Sempronio Longo. In quella battaglia il cartaginese perse oltre 2.000 soldati e 41 insegne militari “In Lucanis ad Grumentum T. Sempronius, cui Longo cognomen erat, cum Hannone Poeno prospere pugnat”. Qualche studioso 13 dubita della veridicità dell’avvenimento, avendo Livio attinto ad un annalista, Valerio Anziate, poco degno di fede e vi scorge un’anticipazione dello scontro avvenuto l’anno successivo tra lo stesso Annone e T. Sempronio Gracco. Inoltre troppo generici sono i dati riportati nel passo. SECONDO EPISODIO (Battaglia tra Annibale ed il console Claudio Nerone nel 207 a.C.) 14 Annibale dopo aver radunato le truppe, che aveva tenuto negli accampamenti invernali o nei presidi della Calabria, era penetrato in Lucania e si era accampato nei pressi di Grumentum, con la speranza di riconquistare le città che, per paura, erano passate ai Romani. Da Venosa si diresse nello stesso luogo il console Claudio Nerone e schierò il suo esercito, forte di quattro legioni, a poca distanza da quello cartaginese, leggermente inferiore di numero 15 Dopo una prima scaramuccia, il Console romano, mediante una manovra notturna di aggiramento, la mattina successiva, prese Annibale sul fianco sinistro e gli inflisse una perdita di 8.000 soldati, di 9 insegne militari e di 6 elefanti. Le perdite dei Romani e degli alleati furono di 500 uomini. 11 Cfr. Strabone, VI, 254. 12 Cfr. Livio, XXIII, 37 13 Cfr. G. De Sanctis “Storia dei Romani”, vol. III, pag. 255. 14 Cfr. Livio, XXVII, 31-42. 15 Cfr. De Sanctis, op. cit. 16 Questo, in estrema sintesi, il racconto liviano. Dove si sia svolta la battaglia e quale fosse la dislocazione degli eserciti è di dubbia interpretazione. Molti studiosi (alcuni anche esperti di arte militare, come il Kromayer) si sono cimentati nell’ardua impresa. I dati topografici da cui bisogna partire sono i seguenti (se si ammette la veridicità della narrazione di Livio): l) L’accampamento di Annibale era a 500 passi (750 mt.) dalle mura di Grumentum e sembrava unito ad esse. 2) La distanza intercorrente tra i due eserciti era di circa 1500 passi (Km. 2,25) ed era costituita da una pianura. 3) Colli privi di vegetazione sovrastavano i Cartaginesi sul lato sinistro e i Romani su quello destro. 4) Il Console romano ordinò che cinque coorti e cinque manipoli, di notte, superassero la giogaia e si collocassero sui colli posti alle spalle degli eserciti. 5) Le coorti romane scendendo dai colli, attraverso una strada facile e scoperta, piombarono sui fianchi dell’esercito cartaginese. 6) La vicinanza dell’accampamento consentì ai Cartaginesi di porsi al r iparo facilmente. 7)L’assenza della menzione del fiume Agri. Le tesi principali circa la disposizione degli eserciti sono tre: l) J. Kromayer 16 Secondo questo studioso Annibale pose il suo accampamento ad ovest di Grumentum (odierna Cerreta), mentre C. Nerone si accampò alle Vigne di Viggiano. La pianura intercorrente era quella occupata dal bosco del Guardemmauro e i colli, serviti per l’aggiramento, erano quelli a destra del fosso Giliberti (Cozzo Della Croce, Coste di Fieno e S. Elia). 2) G. Racioppi - F. P. Caput i 17 . Secondo costoro Annibale dislocò poche truppe sul colle di Saponara (a controllo di Grumentum) mentre accampò il grosso dell’esercito su Monte Castello , con un avamposto su S. Elia. Il console C. Nerone si dispose sul Monte Delle Vigne di Grumento Nova. La pianura fra gli eserciti era quella di S. Giuliano e l’imboscata sarebbe avvenuta attraverso le contrade Rungi, S. Nicola e Chiriconi 3) G. De Lorenzo - Guida Touring Club It. 1928 18 . Per questi ultimi 16 Cfr. J. Kromayer “Antike Schalachtfelder”, Berlino 1912, vol. III, pag. 414 e segg. 17 Cfr. G. Racioppi “Storia ecc.” cit. vol. I pag. 271 e F. P. Caputi “Tenue contributo alla storia di Grumento e Saponara”, Napoli 1902, pag 110 . 18 Cfr. G. De Lorenzo “Reliquie di grandi laghi pleistocenici”, Napoli 1898, vol. IX, pag. 7 e Guida T.C.I.1928 Milano, vol. III pag. 514. 17 Annibale era accampato nella parte sud della pianura del Giardino, mentre C. Nerone alla Cerreta e Ponte delle Chianche Fra i due eserciti c’era la parte nord del Gia rdino e S. Sebastiano (cava di arena). I colli erano le tre cime di Saponaria (Chiesa madre, S. Arcangelo e S. Elia). Le coorti romane sarebbero risalite lungo la contrada S. Antonio. Non staremo qui a dilungarci sulle argomentazioni che giocano pro o contro ciascuna delle tesi suddette. Basti accennare che nella spiegazione del Kromayer i colli a destra del fosso Giliberti risultavano molto distanti dall’esercito romano e quindi non lo sovrastavano (imminebant). L’articolata interpretazione Racioppi -Caputi cozza col fatto che le contrade attraverso cui sarebbe avvenuta l’imboscata sono tutte ad un’altitudine ben inferiore a Monte Castello e a S. Elia, ove si sarebbe accampato Annibale. Propendiamo per la terza ipotesi che combacia, in tutto e per tutto, con le caratteristice topografiche dei luoghi proposti. TERZO EPISODIO (Episodio di due schiavi che salvano la padrona durante la Guerra Sociale del 91-89) 19 La politica espansionistica dei Romani aveva incorporato gli Italici, che giuridicamente erano considerati dei semplici alleati (Socii) e non cittadini di Roma (Cives). Tale era ancora la situazione agli inizi del I sec. a.C.. Erano stati fatti alcuni tentativi da parte dei Gracchi di estendere agli Italici il diritto di cittadinanza, ma essi erano sta ti sempre avversati dal Senato e dall’Aristocrazia. L’ultimo ad intraprendere una politica in tal senso era stato M. Livio Druso, che venne, per questo, assassinato nel 91 a.C. L’attentato a Druso fu il segnale della rivolta dei Socii (da cui guerra sociale). Picentes, Vertini, Marsi, Peligni, Marrucini, Sanniti e Lucani 20 formarono una grande confederazione che dichiarò guerra a Roma. Venne anche costituito un Senato di 500 membri e nominati due consoli: Q. Popedio Silone (dei Marsi) e C. Papilio Mutilo (dei Sanniti). Il conflitto fu estremamente feroce e sanguinoso, tanto che lo scrittore latino Floro (fine I sec. d.C.) dice che nè la guerra di Pirro nè quella di Annibale apportarono tante devastazioni. Grumentum è menzionata fra le città distrutte e saccheggiate “Ecce Ocriculum, ecce Grumentum, ecce Faesulae... penitus 19 Cfr. A. Seneca “De beneficiis” III 23; Macrobio “Saturnalia”, I, 11 -23. 20 Cfr. T. Livio, Epistulae 72. 18 ferro et igne vastantur’’ 21 Teatro degli scontri fu tutta l’Italia centrale e m eridionale. Guidavano le forze romane i consoli P. Rutilio Lupo e L. Giulio Cesare. Il primo anno di guerra fu sfavorevole a Roma e la colonia di Venosa voltò ad essa le spalle passando ai Confederati. Marco Lamponio, uno dei Pretori degli insorti, responsabile con Ponzio Telesino delle operazioni belliche in Lucania e nel Sannio, assalì P. Licinio Crasso, luogotenente del Console Giulio Cesare e gli inflisse una perdita di 800 uomini costringendolo a rifugiarsi in Grumentum, rimasta fedele 22 . Sotto le sue mura si sarebbe svolto il duello, a singolar tenzone, tra Lamponio e Crasso, di cui è cenno in Diodoro. Successivamente la città fu espugnata e distrutta dai Socii. Alla sua presa è da riferirsi l’episodio narrato da Seneca e da Macrobio. Due schiavi grumentini precedentemente passati al nemico, in occasione della sua espugnazione, si ricordarono della loro padrona e la posero in salvo ricorrendo ad un sotterfugio. Fecero credere a tutti di volerla condurre fuori delle mura per ammazzarla, invece la lasciarono fuggire. Passata la tempesta della guerra sociale e ritornata la calma a Grumentum, la ricca matrona ricompensò i due schiavi con la libertà. Nonostante la promulgazione di alcune leggi (Lex Iulia-90 a.C. e Lex Plauzia/Papiria-89 a.C.) che estendevano agli Italici la cittadinanza romana, seppur con alcune limitazioni, la guerra continuò. Da questo momento essa si intrecciò con la guerra civile tra Mario e Silla. Il 1° Nov. dell’82 a.C., l’esercito sillano ebbe la meglio sui Confederati a Porta Collina, sotto le mura di Roma. Il lucano Lamponio riuscì a fuggire, mentre il sannita Telesino morì sul campo. Durante la guerra sociale le città greche della costa ionica non si schierarono contro Roma. Il conflitto segnò l’inizio di una profonda decadenza per G rumentum, sia sotto l’aspetto demografico che economico. La sua ripresa avvenne solo nella seconda metà dello stesso secolo. 3. Deduzione della colonia in età graccana - Cariche pubbliche. Una iscrizione onoraria grumentina, integrata e trascritta dal Mommsen nel 1846, attesta che Grumentum fu colonia romana appartenente alla tribù Pomptina 23 21 Cfr. Floro II, 6, 11. 22 Cfr. Appiano “Bellum civile”, I, 41. 23 Cfr. C.I.L., X, n.228, pag.30. 19 Negli anni 89-87 a.C. le città lucane, benché renitenti, furono assegnate per la maggior parte a tale tribù: Grumento, Potenza, Atina, Volceio, Bussento e Tegiano 24 In precedenza, all’epoca dei Gracchi (134 -121 a.C.), la colonizzazione romana aveva assunto caratteristiche sociali, con la distribuzione di terre dell’agr o pubblico al proletariato. Il Libro delle colonie 25 parla di Grumentum come Prefettura, con termini graccani e centurie quadrate di 200 iugeri (25 ettari). Tale passo farebbe supporre che la colonia grumentina risalirebbe ad una delle assegnazioni agrarie che ebbero luogo sotto Caio Gracco. Esso però è da interpretare nel senso che all’epoca vennero assegnati terreni nell’agro di Grumentum a coloni romani. Durante l’Impero si ebbero “...più che nuove colonie, rifusioni e ridenominazioni delle precedenti” 26 , per cui pare che anche Grumentum ricevesse il cognome di Claudia 27 Dalle epigrafi rinvenute, conosciamo le cariche pubbliche nella colonia. A capo di essa c’erano i Praetores duoviri quinquennales che corrispondevano alle figure dei Consoli nell’ordi namento di Roma 28 . Essi avevano potestà giudiziaria (jusdicenti) e presiedevano il Senato locale. Secondo qualche studioso (Rudolph e Beloch) questa carica venne istituita in Grumentum sotto Silla, quando la vicina comunità lucana, dimorante nella parte settentrionale del colle (il Pagus da cui il toponimo ancora esistente di Pontepagano ) si fuse con la colonia romana 29 Dopo i Duunviri venivano, per autorità, i due Edili (in qualche periodo ce ne furono anche tre) cui erano affidate la tutela delle strade e degli edifici pubblici, la sorveglianza dei mercati e delle feste pubbliche, la polizia urbana e l’annona 30 La terza carica era quella del Questore che aveva cura dell’amministrazione finanziaria della colonia 31 24 Cfr. Beloch “Der Italische Bund”, pag. 41; Eboli venne ascritta alla tribù Fabia, Pesto alla Mecia e Venosa alla Orazia. 25 Cfr. Liber coloniarum, 209, 5-10. 26 Cfr. E. Magaldi “Lucania romana”, Ist. St. Rom., Roma 1947, pag. 224. 27 Cfr. C.I.L., X, pag. 27 “Fieri potest ut a Claudio cognomen traxerit”. 28 Cfr. C.I.L., X, n. 208-221-226. 29 Una epigrafe del 43 a.C. ricorda la costruzione di un portico fatta dall’architetto T. Vectius con i soldi degli abitanti del vicino Pago: Pecunia Paganorum. Cfr. C.I.L., X, la parte, n. 8093, pag. 962. 30 Cfr. C.I.L. n. 219, 220, 224, 225, 226, 227. 31 Cfr. C.I.L. n. 208, 219, 226. 20 All’istituto del Senato di Roma corrispondeva nelle colonie l’Ordo Decurionum. I Decurioni operavano con compiti di conferimento di onori, impiego di denaro pubblico ed assegnazione dei luoghi di sepoltura 32 Si incontrano poi, nelle epigrafi grumentine, cariche che andavano al di là del territorio della colonia. Conosciamo un Corrector Lucaniae et Brutii di nome Rullo Festo, appartenente all’ordine senatorio 33 . Il Correct or era una sorta di “luogotenente imperiale” inviato a reggere dei territori esterni a Roma e il Curator Rei Publicae una specie di “Regio Commissario” per i Comuni (Magaldi). Due lapidi citano il nome di C. Passienus Cossonius Scipio Orfitus, della tribù Scapzia, “Curator Sutrinorum ” (Sutrio) 34 e quello di C. Stremponius Bassus, della tribù Pomptina, “Curator Kalendari Potentinorum ” 35 Nel mondo romano operarono numerose associazioni a carattere operaio ( Collegia opificum ), a carattere funerario ( Collegia tenuiorum ) e a carattere religioso ( Sodalitates) 36 Abbiamo notizia dell’attività in Grumentum di un Collegio di Venere che pose un cippo in onore del suo Optimo Patrono Actio , della tribù Pomptina 37 Numerose erano le famiglie senatorie romane che avevano nella colonia interessi economici e proprietà fondiarie. Alla famiglia dei Passieni apparteneva il predetto Cossonio Scipione che, oltre ad essere Curator Sutrinorum era anche Questore e Augure del popolo romano. Quella dei Bruzii Presenti, cui appart enne Crispina, moglie dell’Imperatore Commodo, aveva estesi possedimenti a Volceio, Tegiano, Venosa e Grumento 38 L. Bruzio Crispino, Console nell’anno 187 d.C., è menzionato in una lapide rinvenuta nel 1868 vicino alla chiesetta di S. Laverio 39 Un C. Bruzio, della tribù Sergia, tenne a Grumentum la carica di Edile proquestore, e nel 57 a.C. ricostruì a sue spese un tratto delle 32 Cfr. C.I.L., n. 207,209, 211, 221, 229. 33 Cfr. C.I.L. n. 212. 34 Cfr. C.I.L. n.211. 35 Cfr. C.I.L. n. 226. 36 Cfr. E. Magaldi, op. cit., pag. 248. 37 Cfr. C.I.L. n. 228. 38 Cfr. Magaldi, op. cit. pag. 295. 39 Cfr. C.I.L. n. 238, pag. 31. 21 mura 40 Altra famiglia degna di nota era l’ Aquilia che, probabilmente, diede il nome alla porta più importante della città 41 . Ad essa appartennero Lucio Aquilio Mamio (pretore-duoviro, edile ed augure) 42 , Aquilio Montano 43 e Aquilio Preponte 44 Gli Imperatori romani, pur rimanendo sostanzialmente estranei alla vita dei municipi e delle colonie, non disdegnavano di accordare ad essi il loro patronato ed accettavano anche cariche locali, che poi assegnavano a Prefetti di loro nomina. Cesare Augusto accettò la carica di Patrono della città di Grumentum 45 Di Livia Drusilla, moglie di Augusto, che dopo la morte del marito (14 d.C.) fu adottata per testamento nella Gens Iulia, resta una testa marmorea collocata nel Museo Nazionale dell’Alta Val D’Agri. Nell’anno 15 -16 d.C. i Decurioni della colonia grumentina posero in onore dell’imperatore Tiberio una bella lapide che recita “All’Imperatore Tiberio Augusto, figlio del divo Augusto, Console, Pontefice Massimo, rivestendo la potestà tribunizia per la 17a volta, posero (questa lapide) su decreto dei Decurioni” (collocata nel Museo) Nell’anno 119 -20 d.C., il suaccennato Aquilio Mamio, avendo ottenuto l’onore dell’Augurato per intercessione di Adriano, dedicò all’imperatore un cippo onorario 46 Nel 211 d.C. il nome di Settimio Severo compare in una iscrizione che recita: “Divo Severo Publ (ice)” (conservata nel Museo). Infine il Senato locale rico rdava l’Augusta Furia Sabinia Tranquillina, moglie di Gordiano III (238-44) 47 4. Dei e culti religiosi in Grumentum In epoca preromana, pare si venerasse in Grumentum la dea “Mefite Fisice”. Il suo culto è attestato in Irpinia, nella Gallia traspadana, ad Atina, a Potenza e da una iscrizione osca scoperta ad Aeclanum. 40 Cfr. C.I.L. n. 219. Lapide raccolta da Carlo Danio. 41 Cfr. L. Giardino “Grumentum ecc.”, op. cit. 42 Cfr. C.I.L. n. 208. 43 Cfr. C.I.L. n. 243. 44 Cfr. C.I.L. n. 244. 45 Cfr. C.I.L. n. 206. Lapide di proprietà del Sindaco Raffaele Giliberti. 46 Cfr. C.I.L. n. 208. 47 Cfr. C.I.L. n. 209.