Memorie del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino S tefano S aluzzo Accordi internazionali degli Stati membri dell’Unione europea e Stati terzi MEMORIE DEL DIPARTIMENTO DI GIURISPRUDENZA DELL’UNIVERSITÀ DI TORINO 6/2017 STEFANO SALUZZO ACCORDI INTERNAZIONALI DEGLI STATI MEMBRI DELL’UNIONE EUROPEA E STATI TERZI Ledizioni Opera finanziata con il contributo del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino Il presente volume è stato preliminarmente sottoposto a un processo di referaggio anonimo, nel rispetto dell’anonimato sia dell’Autore sia dei revisori (double blind peer review). La valutazione è stata affidata a due esperti del tema trattato, designati dal Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino. Entrambi i revisori hanno formulato un giudizio positivo sull’opportunità di pubblicare il presente volume. © 2018 Ledizioni LediPublishing Via Alamanni, 11 – 20141 Milano – Italy www.ledizioni.it info@ledizioni.it Stefano Saluzzo, Accordi internazionali degli Stati membri dell’Unione europea e Stati terzi. Prima edizione: marzo 2018 ISBN 9788867057337 Progetto grafico: ufficio grafico Ledizioni Informazioni sul catalogo e sulle ristampe dell’editore: www.ledizioni.it Le riproduzioni a uso differente da quello personale potranno avvenire, per un numero di pagine non superiore al 15% del presente volume, solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da Ledizioni. Sommario Introduzione 13 1. Premessa 13 2. Capacità di agire e libertà degli Stati nel diritto internazionale 15 3. (Segue): Capacità di agire e libertà di agire degli Stati sul piano internazionale. Il caso peculiare dell’Unione europea tra dimensione internazionale e dimensione federale. 23 3.1. La natura dei trattati istitutivi di organizzazioni internazionali e i limiti da essi derivanti per gli Stati membri 24 3.2. La capacità di agire degli Stati membri di una federazione 30 3.3. La natura dei trattati istitutivi dell’Unione europea e i limiti alla capacità di agire degli Stati membri sul piano internazionale 36 4. Il problema degli accordi internazionali degli Stati membri con Stati terzi tra regole di conflitto e regole interne dell’Unione 43 4.1. L’applicabilità delle norme della Convenzione di Vienna sui conflitti tra trattati 43 4.2. Il ruolo delle regole interne dell’ordinamento dell’Unione 47 5. Patologie di una dinamica tripartita: le ricadute sul regime della responsabilità internazionale 49 6. Premesse metodologiche dell’indagine 61 7. Delimitazione e piano dell’indagine 64 Capitolo I Efficacia dei trattati e conflitti normativi nel diritto internazionale 67 1. Premessa 67 2. Il principio di inefficacia dei trattati internazionali nei confronti dei terzi 68 2.1. La definizione di soggetto terzo rispetto al trattato internazionale 70 2.2. La distinzione tra obblighi ed effetti indiretti derivanti per il terzo dal trattato 76 2.3. La nozione di diritto 79 2.4. Gli effetti derivanti dalla violazione del principio 80 3. Le disposizioni della Convenzione di Vienna in tema di successione dei trattati nel tempo e di conflitti normativi 81 3.1. Le posizioni espresse durante i lavori preparatori della Commissione di diritto internazionale e la Conferenza di Vienna 82 3.2. L’art. 30 della Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati 87 4. Il diritto dei trattati e gli accordi confliggenti degli Stati membri 96 4.1. La questione circa la natura delle regole interne dell’organizzazione alla luce del principio di releatività dei trattati. L’inopponibilità ai terzi delle norme di diritto dell’Unione 96 4.2. (Segue): L’inopponibilità all’Unione degli obblighi internazionali degli Stati membri 100 4.3. L’inadeguatezza delle norme di conflitto poste dalla Convenzione di Vienna 103 4.4. (Segue): Strumenti alternativi di composizione del conflitto tra trattati. In particolare, il ruolo del principio di integrazione sistemica 106 Capitolo II Gli accordi internazionali precedenti 115 1. Premessa 115 2. L’ambito di applicazione della norma ratione materiae 118 2.1. La rilevanza dell’accordo internazionale precedente e la sua incidenza sul diritto dell’Unione europea 119 2.2. La necessaria attualità del conflitto 120 3. L’ambito di applicazione ratione personae 124 3.1. L’inapplicabilità della clausola agli accordi tra Stati membri 124 3.2. La distinzione tra diritti degli Stati terzi e obblighi degli Stati membri 128 3.3. (Segue): l’inapplicabilità della distinzione ai regimi convenzionali che creano obblighi erga omnes partes 133 3.4. Gli effetti dell’adesione di nuovi Stati all’Unione sui trattati precedentemente conclusi dagli Stati membri 139 4. L’ambito di applicazione ratione temporis 148 4.1. La “conclusione” dell’accordo anteriore 148 4.2. Le modifiche di accordi precedenti 151 5. Il secondo paragrafo dell’art. 351 TFUE: l’eliminazione delle incompatibilità tra diritto dell’Unione europea e accordi internazionali 154 5.1. L’accertamento circa la sussistenza delle incompatibilità: i conflitti potenziali tra accordo internazionale e diritto UE 155 5.2. (Segue): il ruolo del giudice nazionale nell’accertamento del conflitto 159 5.3. L’adozione di mezzi atti ad eliminare le incompatibilità 161 5.4. Il termine entro cui eliminare le incompatibilità 165 5.4. Obbligo di mezzi o obbligo di risultato? 167 6. Gli effetti derivanti dall’applicazione dell’art. 351 del TFUE e la natura transitoria della protezione accordata dal diritto dell’Unione ad accordi pre-comunitari 168 7. Alcune ipotesi particolari: La Convenzione europea dei diritti dell’uomo e la Carta delle Nazioni Unite nell’ordinamento dell’Unione europea 172 7.1. La Convenzione europea dei diritti dell’uomo nell’ordinamento dell’Unione europea 172 7.2. La Carta delle Nazioni Unite nell’ordinamento dell’Unione europea 181 Capitolo III Limiti all’autonomia negoziale degli Stati membri e meccanismi di coordinamento derivanti dal riparto di competenze 189 1. Premessa 189 2. I limiti sostanziali all’autonomia negoziale degli Stati membri 190 2.1. La teoria dei poteri impliciti e il principio del parallelismo 191 2.2. La progressiva erosione delle competenze statali 196 3. Gli accordi conclusi per conto o nell’interesse dell’Unione europea 210 3.1. La procedura di conclusione dell’accordo 213 3.2. La prassi rilevante 215 3.3. Gli effetti degli accordi conclusi nell’interesse dell’Unione 217 4. Accordi autorizzati dall’Unione europea 222 4.1. Alcuni esempi tratti dalla prassi più recente 223 4.2. Gli effetti degli accordi autorizzati dall’Unione 227 5. La prassi delle posizioni comuni nell’ambito di organizzazioni internazionali 228 6. Gli effetti derivanti dalle competenze dell’Unione sul piano internazionale 236 6.1. L’invalidità dell’accordo per violazione di norme interne sulla competenza237 6.2. La prassi delle clausole di disconnessione 243 6.3. La successione dell’Unione europea nei rapporti giuridici tra Stati membri e Stati terzi 246 Capitolo IV Prevenzione e composizione dei conflitti normativi: l’interazione tra principio di buona fede e principio di leale cooperazione 259 1. Premessa 259 2. Il principio di buona fede nell’ordinamento internazionale 260 2.1. La nozione di buona fede nel diritto internazionale 261 2.2. L’autonomia degli obblighi di buona fede 264 2.3. Buona fede nella negoziazione e nella conclusione di accordi internazionali: ancora sul ruolo dell’art. 46 della Convenzione di Vienna 265 2.3. Buona fede nella fase di esecuzione dei trattati 268 2.4. La funzione interpretativa del principio di buona fede 272 3. Il principio di leale cooperazione e l’esercizio del potere estero degli Stati membri 274 3.1. Il principio di leale cooperazione nell’evoluzione dell’ordinamento giuridico dell’Unione 274 3.2. Applicazioni del principio di leale cooperazione nell’ambito delle relazioni esterne 277 3.3. Il principio di leale cooperazione nel contesto degli accordi misti 278 3.4. Doveri di lealtà e tutela dell’interesse dell’Unione 282 4. Doveri di lealtà e salvaguardia dell’autonomia degli Stati membri nell’esecuzione di accordi internazionali conclusi con soggetti terzi 295 4.1. Principio di leale cooperazione e reciprocità degli obblighi 297 4.2. Il ruolo svolto dall’interpretazione nella composizione di conflitti normativi 300 4.3. L’applicazione dell’art. 351 alle competenze di nuova attribuzione 309 5. L’individuazione di una norma di conflitto 314 Conclusioni 321 Bibliografia 329 Ai miei genitori Il presente lavoro costituisce lo sviluppo di una tesi di dottorato discussa presso l’Univer- sità di Palermo nel febbraio 2016. Devo un sentito ringraziamento alla Prof.ssa Ornella Porchia, per avermi guidato nelle diverse fasi di questo percorso e per avermi sempre offerto nuovi spunti di riflessione. Un ringraziamento doveroso va anche al Prof. Antonello Tancredi, per le occasioni di prezioso confronto e per avermi aiutato nell’individuare alcu- ni degli aspetti salienti del lavoro. Una parte considerevole della ricerca e della stesura di questo lavoro è stata realizzata a Bruxelles, presso la Brussels School of International Studies della Kent University. Sono grato al Prof. Harm Schepel, per la sua disponibilità e la sua amicizia. Un profondo ringraziamento lo devo al Prof. Greppi, per avermi sostenuto fin dall’inizio del mio percorso. Ringrazio il Prof. Vellano, per la fiducia che mi ha accordato in tante occasioni e il Prof. Oddenino, per i continui stimoli che mi ha fornito. Se questo lavoro ha infine visto la luce, lo devo anche alle persone con cui ho il privile - gio di lavorare: Alberto, Anna, Elena, Francesca, Ludovica e Stefano. Un ringraziamento speciale a Francesco Costamagna e Andrea Spagnolo, per non avermi mai fatto mancare il loro aiuto e i cui molti suggerimenti sono stati essenziali nella realizzazione dell’opera. Infine, grazie a Valentina, con cui condivido tutto e che rimane, come sempre, la mia mi - glior lettrice. Ogni errore è di esclusiva responsabilità dell’autore. Introduzione « Ma si potrebbe pensare che dallo scheletro nudo del - la balena arenata sia possibile derivare indizi accurati sulla sua vera figura. Affatto. Poiché una delle cose più curiose di questo Leviatan è che lo scheletro dà pochis - simo l’idea della sua forma generale» 1 1. Premessa La crescente rilevanza dell’azione esterna dell’Unione europea, determinata anche dall’ampliamento costante delle competenze dell’Unione in questo ambito, ha comportato un considerevole ridimensionamento della vita di relazione inter - nazionale degli Stati membri. In molti settori del diritto internazionale, l’Unione si è progressivamente sostituita ai propri Stati nella gestione delle relazioni con i Paesi terzi. Le questioni attinenti alle relazioni esterne dell’Unione hanno assunto, nella costruzione del processo di integrazione, una dimensione che molti autori non esitano a configurare come questioni di carattere essenzialmente costituzionale 2 Lo studio dei numerosi contributi, monografici e non, in tema di relazioni esterne dell’Unione, nonché l’esame della giurisprudenza, mettono in luce l’elevato livello di elaborazione, teorica e pratica, dei diversi profili attinenti alla soggettività di di - ritto internazionale dell’Unione e alla conclusione di accordi internazionali da parte di quest’ultima. Per lungo tempo, tuttavia, la dottrina ha dedicato minor attenzione 1 H. M elville , Moby Dick o la balena, trad. di Cesare Pavese, Adelphi 1994. 2 V., ex multis , P. e eckhout , EU External Relations Law , Oxford 2011, 1-3; H. F lavier , La Contribution des relations extérieures à la construction de l’ordre constitutionnel de l’Union européenne , Bruxelles 2012; J. l arik , Foreign Policy Objectives in European Constitutional Law , Oxford 2016, 1-8; R. u erpMann -W ittzack , The Constitutional Role of International Law , in A. v on B ogdandy , J. B ast (a cura di), Principles of European Constitutional Law , Oxford 2009, 131 ss. 14 accordi internazionali degli stati membri dell ’ unione europea e stati terzi al tema dei rapporti tra ordinamento dell’Unione europea e accordi internazionali vincolanti i soli Stati membri 3 . Solo recentemente si assiste ad un aumento dei con - tributi in materia, sebbene si tratti, pur con le dovute eccezioni, di analisi sporadi - che e incentrate su singoli aspetti specifici. Inoltre, mentre molto si è detto riguardo agli accordi conclusi tra Stati membri (c.d. accordi inter se ), la prassi relativa agli accordi conclusi dagli Stati membri con Stati terzi è stata presa in considerazione in misura sensibilmente minore. Eppure, essa interroga lo studioso del diritto interna - zionale sotto molteplici profili, a partire dal diritto dei trattati per giungere fino alle regole in tema di responsabilità. L’appartenenza all’Unione europea, infatti, non ha fatto venire meno il ruolo degli Stati in quanto membri della Comunità internazionale, come dimostrato dal - la consistenza delle relazioni che essi intrattengono ancora in prima persona con soggetti terzi rispetto all’ordinamento dell’Unione. Basti pensare che essi sono an - cora parte di numerosi trattati bilaterali in materia di investimenti, di ambiente ed energia, di immigrazione, di estradizione e assistenza giudiziaria, nonché di coo - perazione militare, e che partecipano altresì a regimi multilaterali di fondamentale importanza, come nel caso di trattati sulla tutela dei diritti umani, sulla protezione dei rifugiati o sul diritto internazionale umanitario. Sono inoltre numerose le orga - nizzazioni internazionali a cui gli Stati membri hanno aderito e nelle quali l’Unione non ha lo status di membro con diritto di voto. La scelta del tema trattato in questo lavoro nasce dunque da due considerazioni, l’una di metodo, l’altra di merito. La prima coincide con l’avvertita necessità di tentare una ricostruzione delle forme di interazione tra diritto dell’Unione e accordi internazionali degli Stati membri secondo uno schema unitario, che tenga in debita considerazione le pertinenti norme di diritto internazionale. Se è vero, infatti, che l’appartenenza all’Unione determina per gli Stati membri una situazione del tutto peculiare, non va dimenticato che il rapporto giuridico tra Stato membro e Stato ter - zo si realizza nell’alveo dell’ordinamento internazionale ed è solo da esso regolato. Quanto alle considerazioni di merito, risulta oggi più evidente di un tempo che l’accrescimento delle competenze attribuite all’Unione europea, tanto di quelle in - terne che di quelle esterne, solleva sempre più frequentemente profili cruciali di coordinamento tra attività dell’Unione e obblighi internazionali degli Stati membri. Le forme di interazione tra le due fonti sono le più varie e pongono problemi ap - plicativi di rilevante complessità. Esse investono, inoltre, non soltanto il ruolo del 3 Un’eccezione è offerta dallo studio di P. F ois , Gli accordi degli Stati membri delle Comunità europee , Milano 1968, il quale già metteva in luce come lo studio degli accordi internazionali degli Stati offrisse la possibilità di indagare il peso di tali accordi nell’ordi - namento comunitario, i poteri degli Stati in materia di conclusione di trattati, nonché, più in generale, la stessa questione circa la natura delle Comunità: «non v’è aspetto della tematica comunitaria su cui lo studio degli accordi degli Stati membri manchi d’incidere in misura più o meno rilevante». 15 INTRODUZIONE giudice nazionale ed europeo, bensì quello di tutti gli organi dello Stato (dalla pub - blica amministrazione al corpo diplomatico che agisce in sede negoziale), e anche per questo motivo sono apparse meritevoli di un approfondimento sistematico. Si consideri, infatti, che la titolarità di diritti e obblighi internazionali in capo agli Stati membri in un determinato settore si sovrappone frequentemente all’ambito di azio - ne delle istituzioni dell’Unione in virtù delle competenze che sono loro attribuite. Al momento di esecuzione dell’accordo internazionale, dunque, gli Stati membri si possono trovare di fronte a obblighi confliggenti, derivanti dalle contestuali pretese dell’Unione, da un lato, e di uno o più Stati terzi, dall’altro. Peraltro, l’estensione delle competenze attribuite all’UE e il loro esercizio da parte delle istituzioni sono suscettibili di incidere non soltanto sul modo in cui gli Stati membri adempiono i propri obblighi verso i terzi, bensì anche sulla loro stessa autonomia nella conclu - sione di trattati internazionali. A tal proposito, è parso opportuno porre le fondamenta teoriche del lavoro nell’ambito delle regole dell’ordinamento internazionale relative alla capacità di agire degli Stati. È infatti necessario chiedersi, in via preliminare, fino a che punto tale capacità rimanga intatta quando uno Stato aderisca ad un’organizzazione del tipo dell’Unione europea. Soltanto una volta posta questa premessa, sarà possibile apprezzare i diversi profili che emergono dal rapporto tra ordinamento dell’Unione e accordi conclusi dagli Stati membri dell’Unione con uno o più Stati terzi. 2. Capacità di agire e libertà degli Stati nel diritto internazionale Il diritto internazionale non conosce, se non in casi eccezionali, una distinzione tra capacità giuridica e capacità di agire. Si tratta di categorie della teoria generale del diritto che hanno attecchito con grande difficoltà nella dottrina internazionali - stica e che oggi sono considerate di marginale rilevanza. Ciò si spiega soprattutto alla luce della preminente posizione, nella teoria della personalità dello Stato, del concetto di sovranità, che da sola sarebbe in grado di spiegare tanto l’imputazione allo Stato di diritti e obblighi quanto la capacità di agire dello Stato medesimo 4 D’altro canto, la capacità giuridica degli Stati nel diritto internazionale non è altro che espressione della loro soggettività in quanto enti primari dell’ordinamento. La capacità di essere titolari di diritti e doveri derivanti da norme materiali di diritto internazionale dovrebbe quindi costituire la conseguenza della stessa soggettività dello Stato 5 . Si tratterebbe, in altri termini, di individuare gli elementi generali della 4 CPGI, The ‘Wimbledon’ (Government of His Britannic Majesty v German Empire) , sen - tenza del 17 agosto 1923, Series A, 25; A. M c n air , The Law of Treaties , Oxford 1961, 35. 5 Cfr. ex multis B. c heng , Introduction to Subjects of International Law , in M. B edJaoui (a cura di), International Law: Achievements and Prospects , Dordrecht 1991, 23. 16 ACCORDI INTERNAZIONALI DEGLI STATI MEMBRI DELL ’ UNIONE EUROPEA E STATI TERZI soggettività necessari affinché un soggetto possa considerarsi astrattamente idoneo ad essere centro di imputazione di diritti e doveri 6 Le questioni relative alla capacità giuridica e all’imputazione allo Stato di diritti e obblighi è essenzialmente correlata allo studio della personalità dello Stato nel diritto internazionale, il quale esula dall’oggetto di questo lavoro. Ciò che, invece, in questa sede si vuole evidenziare è l’esistenza di un elemento connaturato alla capacità giuridica dello Stato e, dunque, alla sua sovranità, che può effettivamente essere inteso quale effetto (o manifestazione) della personalità stessa dello Stato nell’ordinamento internazionale 7 . Ci riferiamo alla capacità di agire, che può essere definita come la astratta capacità di porre in essere atti giuridicamente validi 8 . Tale definizione, tratta dalla teoria del diritto privato, è stata accolta anche dalla dottrina di diritto internazionale, nelle rare occasioni in cui quest’ultima si è interessata a tale profilo 9 . La scarsità di contributi in siffatto contesto si spiega anche con la 6 Cfr. R. Q uadri , Diritto internazionale pubblico , Napoli 1968, 390, il quale parla di «requisiti subiettivi generali» permanenti che l’ente deve presentare per poter essere desti - natario delle norme materiali. L’impostazione qui seguita fu in epoca meno recente messa in discussione da coloro i quali ritenevano che la capacità giuridica fossa da individuarsi non in una norma attributiva ad hoc della personalità dello Stato, ma nelle singole norme materiali, le quali di volta in volta indicherebbero – tra gli elementi della fattispecie – anche i propri destinatari. Così, ad esempio, G. M orelli , Nozioni di diritto internazionale , Padova 1967, 172 ss., che ne fa discendere, quale conseguenza, che «il soggetto che non è desti - natario di una data norma è, rispetto a questa norma, incapace». Per una critica al metodo che vorrebbe ricavare la capacità giuridica dei soggetti dell’ordinamento internazionale dal funzionamento delle singole norme materiali (con particolare riferimento alla questione della capacità degli individui) v. già B. conForti , Il regime giuridico dei mari , Napoli 1957, 98 ss. 7 Nel senso che la capacità di agire sarebbe attribuita ai soggetti dell’ordinamento da una norma internazionale di carattere “costituzionale” v. P. a llott , The Health of Nations: Society and Law beyond the State , Cambridge 2002, 297. V. anche H. M osler , Subjects of International Law , in R. Bernhardt (a cura di), Encyclopedia of Public International Law , vol. 7, 1984, 443, che identifica la personalità nella condizione di «possessing the quality of being endowed with legal capacity». 8 V. M. a llara , Le nozioni fondamentali del diritto civile , Torino 1958, 198-199; D. B arBero , Sistema del diritto privato italiano , Torino 1962, 146 ; F. c arnelutti , Teoria ge- nerale del diritto , Roma 1951, 237-238: «Mentre pertanto la capacità giuridica è l’idoneità naturale (generica) della persona ad essere soggetto di rapporti giuridici, la capacità di agire è idoneità naturale (specifica) della persona ad essere soggetto del rapporto (di quel rap - porto), che si svolge nell’atto ». 9 V. G. Balladore p allieri , Diritto internazionale pubblico , Milano 1952, 131 ss; R. Q uadri , Diritto internazionale pubblico cit ., 461; J. coMBacau , S. s ur , Droit International Public , Parigi 1993, 224-226. In passato, la dottrina ha fatto frequentemente ricorso alla categoria delle incapacità per inquadrare il fenomeno dei protettorati internazionali. V. P. 17 INTRODUZIONE varietà di approcci seguiti dai diversi sistemi giuridici nazionali. Si consideri, ad esempio, che, nella dottrina di matrice anglosassone, la distinzione tra capacità giuridica e capacità di agire tende a scomparire, potendosi ricomprendere i diversi elementi di tali categorie nel concetto di legal capacity 10 È bene sottolineare fin da subito che il concetto di capacità di agire accolto in questa sede si riferisce alla produzione di atti giuridici 11 . Da essa dunque devono essere esclusi tutti i fatti che, pur giuridicamente rilevanti, non costituiscano atti giuridici 12 . Ciò consente anche di limitare la nostra indagine al compimento di atti F edozzi , Saggio sul protettorato , Venezia 1897; G. v enturini , Il protettorato internaziona- le , Milano 1939. 10 V. S. r osenne , The perplexities of modern international law , Leiden/Boston 2004, 264, che impiega il termine personalità internazionale per indicare « the capacity to act on the in- ternational plane », sebbene l’ordinamento internazionale conosca situazioni in cui, a fronte della sussistenza della capacità giuridica manca (o, comunque, è fortemente limitata) la capacità di agire. In questo senso v. anche G. B alladore p allieri , Diritto internazionale pubblico cit. , 95-96, 142-143, nonché D.W. g reig , International Law , Londra 1976, 92-93. Si pensi, ad esempio, al caso degli individui, destinatari certamente di norme in tema di tutela dei diritti fondamentali, i quali tuttavia non possiedono la capacità di concludere un trattato internazionale. Lo stesso dicasi, ancora, per i popoli che godono del diritto all’auto - determinazione, i quali, pur potendo essere titolari di rapporti giuridici relativi al loro status e funzionali al perseguimento delle loro aspirazioni (cfr. A. c assese , Self-Determination of Peoples. A Legal Appraisal , Cambridge 1995, 143-145), sono tuttavia incapaci di porre in essere determinati atti di diritto internazionale. Parla di limitata capacità in relazione agli insorti e ai movimenti di liberazione nazionale N. r onzitti , Introduzione al diritto interna- zionale , Torino 2013, 195-196. V. però I. B roWnlie , Principles of Public International Law , Oxford 2008, 57: «[a] subject of law is an entity capable of possessing international rights and duties and having the capacity to maintain its rights by bringing international claims». Si tratta di una posizione probabilmente ispirata al parere della Corte internazionale di giustizia sul noto caso Reparation for Injuries , in cui la Corte ha in effetti identificato uno dei caratteri della personalità giuridica dell’organizzazione internazionale con la capacità di presentare un reclamo a tutela dei propri diritti, lesi dalla condotta di uno dei propri Stati membri (CIG, Reparation for Injuries Suffered in the Service of the United Nations, Advisory Opinion , parere reso l’11 aprile 1949, spec. 178). Secondo F. c apotorti , Sulla competenza a stipulare degli organi delle unioni , in Comunicazioni e Studi , vol. VII, 1955, 149, nel diritto internazionale «la capacità di contrarre viene, notoriamente, ricondotta alla norma generale ‘ pacta sunt servanda ’, e configurata come immediato riflesso della persona - lità; ciò in quanto, non ammettendosi separazione tra capacità giuridica e capacità di agire, il possesso della prima (cioè, la qualità di soggetto) comporta necessariamente quello della seconda». 11 Nei quali rientrano all’evidenza anche gli atti illeciti, forse con l’unica eccezione, di cui si dirà più avanti, in cui alla commissione dell’atto illecito l’ordinamento ricolleghi anche la sanzione dell’invalidità dell’atto. 12 Nessuna questione di capacità d’agire si porrà dunque nel caso in cui il comportamento 18 ACCORDI INTERNAZIONALI DEGLI STATI MEMBRI DELL ’ UNIONE EUROPEA E STATI TERZI giuridici tipici del diritto internazionale, primo fra tutti quello della conclusione di un trattato internazionale. E non è, dunque, privo di interesse il fatto che proprio la Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati del 1969 dedichi una delle prime disposizioni alla capacità degli Stati di concludere trattati internazionali. L’art. 6 della Convenzione, infatti, rubricato “ Capacity of States to conclude tre- aties ”, ha lo scopo di mettere in luce uno dei caratteri fondamentali della sovranità statale 13 , vale a dire la capacità di concludere trattati internazionali. La disposizione aveva, inoltre, l’obiettivo di eliminare qualsivoglia dubbio circa ipotetiche limita - zioni della capacità di agire degli Stati 14. Proprio su questo aspetto si era concen - trata la Commissione di diritto internazionale (CDI), che si è voluta distanziare da precedenti tentativi di codificazione del diritto dei trattati 15 . Ne è derivata una formulazione invero piuttosto laconica, secondo la quale « every State possesses capacity to conclude treaties » 16 Si è parlato in passato, e si continua ancora oggi a parlare, di Stati incapaci (o limitatamente capaci) in tutte quelle situazioni in cui il potere giuridico dello Stato di intrattenere rapporti con altri soggetti sia in qualche misura limitato o da norme del soggetto venga in rilevo in quanto puro fatto materiale, anche quando l’ordinamento faccia discendere da tale fatto determinati effetti giuridici. 13 Cfr. le considerazioni di Reuter in CDI, 779th Meeting , in Yearbook of International Law Commission , 1965, vol. I, 25, par. 35. 14 Evitando, al tempo stesso, di intervenire sulla questione della soggettività internazio - nale dello Stato. V. le osservazioni espresse dal relatore speciale H. W aldock in CDI, 811th Meeting , in Yearbook of the International Law Commission , 1965, vol. I, 252, par. 44, se - condo il quale la disposizione avrebbe avuto in fin dei conti un carattere neutro, essendovi alla base della capacità di agire degli Stati la questione circa la definizione della natura dello Stato nel diritto internazionale. Cfr. sul punto anche K. d oehring , State , in R. B ernhardt (a cura di), Encyclopedia of Public International Law , vol. 4, Amsterdam 2000, 601. Secondo M.E. v illiger , Commentary on the 1969 Vienna Convention on the Law of Treaties , Leiden 2009, 129, «concomitant to the notion of treaty-making as an attribute of the sovereignty of States is the definition of State itself». 15 Si pensi, ad esempio, al progetto di codificazione del diritto dei trattati del 1935 predi - sposto dalla Harvard Law School, il cui art. 3 prevedeva che «capacity to enter into treaties is possessed by all States, but the capacity of a State to enter into certain treaties may be limited». La proposta fu scartata dalla Commissione perché strettamente connessa alla que - stione degli Stati sottoposti a protettorato o dominio coloniale. Cfr. la posizione di Tunkin in CDI, 639th Meeting , in Yearbook of the International Law Commission , 1962, vol. I, 59, par. 27 ss. 16 Nell’ultima versione proposta dal relatore speciale Waldock alla Conferenza di Vienna venne altresì eliminato ogni riferimento alla questione della capacità degli Stati federali e delle organizzazioni internazionali. Cfr. la formulazione dell’art. 3 in H. W aldock , First Report on the Law of Treaties , UN Doc. A/C/N.4/144, in Yearbook of the International Law Commission , 1962, vol. II, 35 ss.