M M a a g g g g i i o o 2 2 0 0 2 2 3 3 POLITICÁ La l’attività svolta per il governo di uno stato, il modo di governare, l’insieme dei provvedimenti con cui si cerca di raggiungere deter‐ minati fini, sia per ciò che riguarda i problemi di caratte‐ re interno (p. interna), sia per ciò che riguarda le relazioni con altri stati (p. estera, p. in‐ ternaziona‐ le). Treccani. Inviare commenti od articoli a: mensile.pensante@gmail.com M M e e n n s s i i l l e e P P e e n n s s a a n n t t e e V V o o l l 7 7 - - N N 5 5 Editoriale d d i i M M a a r r i i a a n n o o M M a a r r i i n n i i I l numero scorso è stato dedicato alla Economia, questo è dedicato alla Politica. La prima cosa da notare è che Machiavelli scrisse il suo trattato politico, "Il Principe" senza spendere una sola riga in merito alla Economia. Il cambiamento del regnante non comportava alcun cambiamento sul modo di produrre e vendere, se non nella quantità delle Tasse da pagare. Quando cambiavano i regnanti e-o gli assetti politici, la economia continuava a funzionare sempre allo stesso modo. Le cose sono cambiate quando nel 1848, Karl Marx pubblicò "Il Capitale". Nel suo trattato economico mise in luce la stretta relazione tra Economia, Cultura e Politica. Nella sua analisi mise in relazione, per esempio, il successo della Teoria della Evoluzione con la Economia di Mercato e la Rivoluzione Industriale allora in atto. I principi della Evoluzione: Competizione, lotta per la sopravvivenza e premio per il migliore; ben si adattavano ai principi della EdM. Per questo la Cultura l'avrebbe accettata senza troppe critiche scientifiche. Nella sua analisi teorizzò lo sviluppo del Capitalismo verso una maggiore concentrazione che avrebbe visto "pochi" ricchi dominare su "molti" poveri. Una situazione che avrebbe portato, come conseguenza naturale, alla rivoluzione da parte dei poveri e alla instaurazione di un regime socialista. Fu Engels a scambiare i fattori pensando che il risultato sarebbe stato lo stesso e convinse Marx a stilare il famoso "Manifesto Comunista". Cioè instaurare una società socialista senza dover aspettare che sorgesse dal crollo di quella capitalista. La Storia però non va come qualche "Illuminato" pretenderebbe. Le lotte operaie che seguirono infatti modificarono il Capitalismo che di fatto non è ancora crollato. Un altro fattore che Marks ed Engels non avevano considerato è che di lì a poco sarebbe sorta una nuova branca della scienza: "La psicologia delle Masse" che fornisce gli strumenti a chi è al Potere di impedire alle Masse di ribellarsi attraverso la pubblicità, in campo economico, ed alla propaganda in quello politico. Propaganda è pubblicità che alterano la percezione della realtà materiale attraverso slogan e descrizioni false ma credibili. Marx ebbe a dire che la religione è l'oppio dei popoli e quindi non è da meravigliarsi se i ricchi e i politici cerchino di trasformare ogni aspetto della vita in un pensiero religioso. Un pensiero che non cerca di capire e vivere la realtà bensì di sottomettersi alla autorità quale unica speranza per scampare alla catastrofe imminente. Buona lettura e, come sempre, fatemi sapere la vostra opinione. ® Pag. 2 I l numero scorso è stato dedicato alla Economia in modo separato dalla Politica. Questo è dedicato alla Politica separata dalla Economia. Come afferma l'editoriale, oggi Economia e Politica sono inseparabilmente unite. Dunque alla fine vedremo anche questo aspetto. Nel Libro "Il Pensiero Politico" a cura di Umberto Cerroni viene riconosciuto il ruolo di Machiavelli nel formulare un pensiero politico slegato dalla Filosofia e dalla Morale che invece erano presenti in quello "Antico", dai Greci in su. Per esempio Platone (V secolo A.C.) era convinto che le sorti politiche dovessero essere decise da persone istruite fin dalla infanzia per essere dei buoni legislatori. Una vera e propria casta dedicata allo studio delle migliori leggi per il buon governo della Città. Niente elezioni né rappresentanti del Popolo ma studiosi nei vari campi dello scibile umano per poter emanare le leggi migliori. Machiavelli invece descrisse la Politica come semplice esercizio del Potere. In particolare come lo si ottiene e come lo si mantiene. I suoi principi base esposti nella sua opera sono: 1. Per raggiungere il potere si deve utilizzare qualsiasi mezzo. "Il fine giustifica i mezzi". 2. Per mantenerlo si deve mettere fuori legge i mezzi usati per raggiungerlo. Se per andare al Potere si sono usati mezzi quale bande armate, riunioni segrete, eccetera; allora la prima cosa da fare una volta raggiunto il Potere è quello di promulgare una legge che proibisca le bande armate, le riunioni segrete, ecc.. Forme di Governo e Morale Quando nel 1789 ci fu la presa della Bastiglia, simbolo della Rivoluzione Francese, il fornaio, il contadino o il commerciante non hanno visto cambiare la struttura Economica della Francia. Quello che accadde fu un cambiamento di "regime". Il Popolo era stanco di lasciare in mano le leve del Potere alla Aristocrazia ed al Clero e così li hanno spodestati. Più i primi che i secondi. Convinti di poter decidere da loro il proprio destino si sono accorti molto presto che in Politica le cose non vanno così. Dopo la Rivoluzione si è instaurato il regime detto del Terrore perché chi ha "fatto fuori" gli aristocratici ha pensato bene di poterlo fare anche con i dissidenti. Persino la Rivoluzione Bolscevica in Russia (Ottobre 1917) ha seguito lo stesso percorso pur essendo nata sui principi del Socialismo. L'analisi del Machiavelli non si limita al periodo in cui è stata elaborata ma mostra la sua correttezza anche nei nostri giorni. Giorni in cui la Morale, il Bene Comune e gli altri valori ideali vengono usati per raggiungere, o mantenere, il Potere che viene esercitato sempre e comunque con la Legge del più Forte. Nel '500 era la forza militare a determinare chi dovesse regnare su un territorio, al giorno d'oggi questa continua a valere nei rapporti Internazionali, ma in quello "interno" è quella del Denaro. Come spiegherò nel prossimo articolo, lo stesso Marx lo identifica quale vero motore del cambiamento sociale e politico. Nella sua opera non vi è alcun accenno al Bene o al Male. La sua analisi "laica" prendeva in considerazione solo gli aspetti legati al denaro (Capitale) e alle implicazioni del suo accumulo. Non si tratta di stabilire se il Capitalista sia Buono o Cattivo, così come lo stesso Proletariato, bensì nella natura stessa del Capitale. Secondo Marx Economia e Politica sono due facce della stessa medaglia che si chiama Potere. Il Denaro e il Potere sono trappole mortali che per tanto e tanto tempo han funzionato. ("É la pioggia che va", Rockes 1967). Un altro sogno infranto. ® Pag. 3 N el prendere in considerazione il pensiero politico occorre tenere conto anche del clima culturale in cui viene elaborato. Nella cultura Europea e poi Occidentale, un ruolo fondamentale spetta alla ideologia illuminista che ha scalzato Dio dal sapere umano mettendo l'Uomo e la sua razionalità alla base di ogni conoscenza. Nel pensiero illuminista i mali dell'Uomo sono da ricercarsi nella sua irrazionalità. Se gli uomini usassero la Ragione ogni conflitto verrebbe meno in quanto guidati solo dalle leggi ferree e certe della logica. I logicisti all'inizio del XIX secolo erano certi di aver trovato il modo di fondare la matematica con un puro calcolo logico trasformando le idee in formule. "Sediamoci e calcoliamo" fu il loro motto. A questo atteggiamento culturale si oppose la ideologia Romantica che propugnava l'esatto opposto. L'uomo, a differenza delle macchine, ha passioni, sentimenti e intuizioni, esattamente ciò che caratterizza l'essere vivente, animali compresi. Recentemente diverse persone assegnano tali caratteristiche anche al Regno Vegetale. Queste due opposte visioni del Mondo hanno influenzato il pensiero economico- politico di Marx. Nella sua opera: "Il Capitale", Marx prende in esame la Economia della prima Rivoluzione Industriale in Inghilterra operante secondo i principi del Libero Mercato enunciati da Adam Smith . Il cuore della analisi marxista è il valore delle merci. Secondo il LM esso è determinato dallo equilibrio tra domanda ed offerta. La mia merce (bene e-o servizio) vale il prezzo che qualcuno è disposto a pagare. Secondo Marx il vero valore invece è dato dal lavoro richiesto per produrla e quindi dal salario che il lavoratore percepisce per produrla. Tutto il resto è un surplus che diventa il Capitale, che non è detenuto dal lavoratore, altrimenti ricadrebbe sul costo di produzione, ma di chi lo incassa senza aver lavorato per produrre la merce. La analisi marxista esula da qualsiasi concetto morale. Non si tratta di separare il buono dal cattivo. In fondo sia il lavoratore (proletario) che il capitalista tendono a guadagnare sempre di più quindi gli interessi divergenti porteranno alla fine ad una rivoluzione. Infatti l'interesse del lavoratore è quello di aumentare il costo mentre quello del capitalista è di aumentare il surplus, cioè la differenza tra prezzo e costo. Ora, il surplus può essere aumentato aumentando il prezzo, limitato dalla legge della domanda e dell'offerta, o diminuendo il salario del lavoratore, limitato dal grado di sopportazione del lavoratore stesso. Dunque l'interesse maggiore per il capitalista è aumentare i prezzi e diminuire i salari. Secondo Marx questa dinamica avrebbe portato inevitabilmente alla sollevazione popolare quando i salari avrebbero raggiunto il limite della sopravvivenza eliminando quindi il surplus con l'aumento dei salari. L'amico filosofo Engels trasse da questa teoria l'idea di poter capovolgere il fenomeno. Invece che aspettare che il Capitale si autodistrugga per legge naturale si potrebbe distruggerlo prima per via Politica, organizzando i lavoratori per ottenere prima, per via politica appunto, quello che secondo Marx era l'inevitabile finale. Così nasce il Manifesto Comunista del 1848 che cambia la Storia e sconfessa la teoria marxista. Il trattato di Marx infatti si basava su dei presupposti che la azione politica avrebbe, di lì a poco, stravolti. ® Pag. 4 N ella analisi economica di Marx apparivano due sole categorie: "Salario e Capitale" con i relativi destinatari: "Lavoratore e Capitalista". Una semplificazione non adatta alla società che lo stesso Manifesto Comunista ha contribuito a modificare. In effetti nella società non agiscono solo questi due soggetti estremi, non è binaria come si direbbe oggi, bensì tre. I lavoratori, gli imprenditori e i capitalisti. Tre categorie dai contorni sfuocati. Per esempio al giorno d'oggi non è raro incontrare dei lavoratori che posseggano due case con tutti i comfort, un risparmio magari investito in qualche attività prettamente capitalista (Buoni fruttiferi, azioni, eccetera). Le rivendicazioni salariali e la azione politica dei partiti riformisti di sinistra hanno fatto si che avvenisse uno spostamento sempre maggiore, fino a qualche anno fa, tra surplus e salario. Ma la modifica maggiore è stata determinata dalla insorgenza delle "masse" nella azione politica. Un corpo sociale inesistente ai tempi di Marx. Un fenomeno retto da regole esposte da Le Bon che influenzano direttamente il desiderio di maggiore guadagno che era il motore della economia studiata da Marx. I principi enunciati da Le Bon infatti hanno permesso alla Economia di indirizzare e quindi manipolare i naturali desideri dei consumatori (pubblicità) ed alla Politica quelli degli elettori (propaganda). Nei primi del '900 in Europa Occidentale si sono instaurate 2 dittature, diciamo così, leboniane. In Italia (Mussolini) e in Germania (Hitler). In entrambe, per stessa ammissione dei protagonisti, figlie dei principi esposti da Le Bon. In tempi recenti ci sono stati diversi tentativi di adattare il pensiero marxista alle mutate condizioni sociali. Ma fino ad ora ci sono stati solo dei piccoli ritocchi all'impianto generale del Liberismo e del Socialismo. Le tecniche del Potere politico sono rimaste sostanzialmente quelle esposte da Machiavelli utilizzando la propaganda al posto delle armi. In campo economico continua il conflitto tra Capitale e Lavoro e non si vedono all'orizzonte altri economisti, studiosi o politici in grado di formulare nuove teorie o semplici ipotesi. Non che non esistano ma, come nel caso di tutti i riformatori del passato, sono oscurati o messi in ridicolo da chi oggi detiene il potere economico e politico. Oggi, come espresso nella trama del film "Matrix", i conflitti servono per alimentare la manipolabilità delle folle (masse). La propaganda e la pubblicità fanno appello ai sentimenti con frasi semplici ed evocative non disdegnando appelli alla ragione altrettanto semplici (grossolani) e spesso sbagliati. C'è un detto italiano che recita così: "Anche io tengo famiglia". Un detto che sancisce la superiorità della economia sulla politica. Del Denaro su qualsiasi altra attività umana. Rimane del tutto escluso dal dibattito economico-politico l'argomento principe dell'idea Liberale. Quale sia cioè il limite invalicabile della ingerenza del potere dello Stato sulla libertà individuale. Negli ultimi anni questo tema è ritornato prepotentemente di attualità grazie alle continue emergenze che lo Stato utilizza per imporre il proprio volere anche contro quello dei cittadini. Persino il fondamento della Democrazia, cioè la separazione tra i tre poteri dello Stato, sono accantonati in virtù di una supposta superiorità dello Stato sull'individuo. Da qui la continua lotta tra chi si affida alla Intelligenza e benevolenza dello Stato e quelli che si fidano invece di quelle dei cittadini. ® Pag. 5 Politica d d i i G G i i o o r r g g i i o o M M a a r r i i n n i i Ho letto con attenzione il tuo pensiero sul nuovo decreto varato dal governo. (Quello sui rave party N.d.E.) E vero che il Decreto legge (DL) e’ previsto solo in caso di necessità e urgenza, ma da quando e’ finita quella che i cronisti definiscono la prima repubblica, l’uso si tale strumento e’ a dir poco degenerato. Il primo ad abusarne e’ stato Berlusconi nel 98, nel suo primo governo, quando ha inculcato nella mente dei cittadini, il concetto di AZIENDA ITALIA, sostenendo che come un azienda ha un consiglio di amministrazione che prende provvedimenti da subito applicabili, cosi deve fare la Politica. All'epoca sosteneva anche che 30 parlamentari erano più che sufficienti per governare, oggi ritiene sbagliato la riduzione approvata dal governo Giallo/ Verde e Giallo/Rosso. Da sempre sostengo che tale paragone e’ del tutto inappropriato in quanto uno stato e’ più come una famiglia e non una azienda. Una Azienda ha il dovere di liberarsi di lavoratori superflui o improduttivi, la famiglia NO. Non si lascia un figlio senza mangiare e/o vestire perché non lavora o non e’ in grado di lavorare si trovano soluzioni per rimediare a tale situazione. C'è poi l’aspetto della figura del Capo dello Stato che in quanto garante della Costituzione ha il potere di firmare o meno i provvedimenti presi con i DL. Non e’, a mio avviso, coerente sostenere l’alto senso di responsabilità del Presidente per poi ignorare che i decreti vengono firmati senza alcuna raccomandazione. D'altra parte in passato il presidente ha firmato una legge elettorale dichiarata in seguito Anticostituzionale dalla Corte. Quindi che garanzia di costituzionalità da un Presidente che viene smentito dalla Corte senza provocare conseguenze? E’ come il caso delle nomine dei ministri, il Presidente li nomina su indicazione del Presidente del Consiglio da Lui indicato per la formazione del Governo. Non e’ scritto che spetta a Lui la scelta dei ministri. La nomina dei Ministri da parte del Capo di Stato serviva solo a garantire ai Ministri l'autonomia dal Presidente del Consiglio in quanto nominati e non dipendenti. Nel passato infatti se si verificavano contrasti l’unica via erano le dimissioni del Presidente del Consiglio e non la sfiducia al singolo Ministro. Per poi entrare nel merito del DL menzionato, e’ chiaro che non e’ stato scritto nei migliore dei modi ed e’ altrettanto chiaro che con la Magistratura Italiana può essere usato per molteplici situazioni. Per quanto attiene alla libertà attribuita ai due raduni USA e UK, io mi pongo sempre da entrambe le parti, certo io voglio la libertà di ascoltare musica ma allo stesso modo voglio la libertà di coltivare i miei campi, di non vederli riempiti di migliaia di siringhe, escrementi, rifiuti, ecc... Quindi la mia libertà e superiore alla sua libertà? Certo se i concerti di massa si potessero fare senza recare danno a nessuno il problema non esisterebbe, ma cosi non è. Quel terreno appartiene a qualcuno che non ha dato il suo consenso ad utilizzarlo quindi va rispettato anche il suo diritto. ® Parola ai lettori Pag. 6