Reti Medievali E-Book 12 Reti Medievali E-book Comitato scientifico Pietro Corrao (Università di Palermo) Roberto Delle Donne (Università di Napoli Federico II) Stefano Gasparri (Università di Venezia) Paola Guglielmotti (Università di Genova) Gian Maria Varanini (Università di Verona) Andrea Zorzi (Università degli Studi di Firenze) Studi confraternali: orientamenti, problemi, testimonianze a cura di Marina Gazzini Firenze University Press 2009 Pubblicazione realizzata con il contributo dell’Università di Parma (Dipartimento di Storia, FIL R. Greci 2008 , FIL M. Gazzini 2008) e dell’Università di Verona (Dipartimento di Discipline storiche artistiche archeologiche e geografiche, PRIN 2006 G.M. Varanini). © 2009 Firenze University Press Università degli Studi di Firenze Firenze University Press Borgo Albizi, 28 50122 Firenze, Italy http://www.fupress.com/ Printed in Italy Studi confraternali: orientamenti, problemi, testimonianze / a cura di Marina Gazzini. – Firenze : Firenze University Press, 2009. (Reti Medievali E-Book ; 12) http://digital.casalini.it/9788884539380 ISBN 978-88-8453-937-3 (print) ISBN 978-88-8453-938-0 (online) Indice Marina Gazzini, Presentazione Parte prima Individui e gruppi Otto Gerhard Oexle, I gruppi sociali del medioevo e le origini della sociologia contemporanea 1. Jacob Burckhardt, Ferdinand Tönnies, Émile Durkheim, Georg Simmel 2. Max Weber Giuseppina De Sandre Gasparini, Confraternite e campagna nell’Italia settentrionale del basso medioevo. Ricerche sul territorio veneto 1. Premessa 2. Fonti e studi 3. Temi e problemi 4. In montagna: i disciplinati nel Bellunese 5. Per concludere Anna Esposito, Donne e confraternite 1. Donne in confraternita 2. Donne oggetto di carità confraternale: il caso di Roma 3. Qualche considerazione conclusiva Ilaria Taddei, Confraternite e giovani 1. All’origine di un nuovo interesse storiografico 2. Un campo specifico di studi 3. Le confraternite religiose 4. Le societates puerorum , adulescentium et iuvenum Parte seconda L’inquadramento giuridico ed istituzionale Cecilia Natalini, Appunti sui collegia religionis causa nella dottrina civilistica tra Glossa e Commento 1. Introduzione 2. Primi cenni alle diverse species di collegia istituiti religionis causa : Uguccione da Pisa 3. (segue) La glossa accursiana 4. Il problema della legittimità 5. Dai fratres ai confratres IX 1 3 3 9 19 19 20 22 40 49 53 53 71 77 79 79 82 85 88 95 97 97 99 101 103 105 Marina Gazzini (a cura di), Studi confraternali. Orientamenti, problemi, testimonianze , ISBN 978-88-8453-937-3 (print) ISBN 978-88-8453-938-0 (online) © 2009 Firenze University Press VI Indice 6. Que personae possunt esse in collegio 7. La disciplina giuridica dei collegia: per quas personas regentur collegia permissa 8. (segue) Coram quibus conuenientur ista collegia et corpora 9. (segue) Super quibus possunt facere statuta seu leges talia collegia : le confraternite e il sistema dello ius commune 10. Conclusioni Maria Clara Rossi, Vescovi e confraternite (secoli XIII-XVI) 1. Alcune premesse storiografiche e metodologiche 2. Vescovi mendicanti e associazionismo laicale 3. Le confraternite dei flagellanti 4. Giacomo Benfatti, vescovo di Mantova e i disciplinati mantovani 5. L’esempio di Assisi: confraternite e frati minori 6. Dai “frati-vescovi” ai vescovi “secolari” 7. Il Quattrocento: fra controllo e promozione della vita religiosa e sacramentale 8. Le visite pastorali 9. Gian Matteo Giberti: verso il disciplinamento Danilo Zardin, Riscrivere la tradizione. Il mondo delle confraterni- te nella cornice del rinnovamento cattolico cinque-seicentesco 1. Puntare sulla coscienza 2. Uomo, famiglia, parentela 3. Combattere per la fede 4. L’ideale della mutualità corporativa 5. Tutti sono «fratelli» 6. La disciplina della Chiesa, dopo Trento Parte terza L’economia della carità Thomas Frank, Confraternite e assistenza 1. Problemi generali 2. Quattro esempi 3. Considerazioni conclusive Francesco Bianchi, L’economia delle confraternite devozionali lai- che: percorsi storiografici e questioni di metodo 1. Confraternite laiche ed economia: una rassegna di studi 2. Archivi confraternali e storia economica: linee di ricerca 3. Le confraternite come soggetti economici «non profit»: verso un modello interpretativo 110 113 118 120 123 125 125 130 134 141 145 146 150 157 160 167 171 183 187 191 199 206 215 217 217 226 234 239 241 251 262 Nicholas Terpstra, Culture di carità e culture di governo cittadino a Bologna e a Firenze nel Rinascimento 1. Confraternite e locali tradizioni di carità: il modello “collegiale” e il modello “congregazionale” 2. Reti a confronto 3. Culture civili a confronto 4. Conclusioni. Tradizioni medievali nelle confraternite della prima età moderna Parte quarta Testimonianze teatrali, musicali, artistiche, documentarie Paola Ventrone, I teatri delle confraternite in Italia fra XIV e XVI secolo 1. La questione delle “origini” 2. L’apertura critica degli storici sociali 3. L’esempio storiografico fiorentino 4. Lo sguardo teatrologico 5. Per una “storia e geografia” del teatro italiano: l’esempio di Firenze 6. Altri contesti Matteo Al Kalak, Parole e musica nelle confraternite del Rinascimento 1. Cantare le lodi 2. Con musiche e danze: rappresentazioni cittadine e confraternali Ludovica Sebregondi, Arte confraternale 1. Caratteri delle committenze confraternali 2. Arredi 3. Vesti e flagelli 4. Apparati processionali Glossario degli arredi confraternali Marina Gazzini, Gli archivi delle confraternite. Documentazione, prassi conservative, memoria comunitaria 1. La documentazione confraternale e i luoghi della sua conservazione 2. La memoria archivistica confraternale 3. L’archivio come fonte Indice dei nomi di luogo e di persona VII Indice 271 272 280 283 287 291 293 293 296 299 304 307 311 317 317 327 337 338 342 345 354 356 369 370 374 387 391 Gli URL citati nei testi sono stati verificati in data 15 ottobre 2008 Presentazione di Marina Gazzini Gli studi sul movimento confraternale vantano ormai una tradizione di tutto rispetto che si è arricchita e consolidata nel corso del Novecento. A ciò hanno via via contribuito il convergere sulle fonti delle confraternite dell’in- teresse di varie discipline culturali, storiche e artistiche, l’attenzione dedica- ta dai cultori delle scienze sociali verso le forme e i rituali dell’associazioni- smo a sfondo religioso, le nuove letture della funzione caritativo-assistenzia- le degli enti confraternali sollecitate dall’emergere di interessi intellettuali collegati con le problematiche dell’emarginazione sociale e del welfare, e la rivalorizzazione del ruolo del laicato nella storia della Chiesa grazie alle aper- ture del Concilio Vaticano II 1 . I diversi settori nei quali si sono incanalate le ricerche sulle confraternite risultano però privi di un collegamento efficace, mancanza che si traduce spesso nell’incomunicabilità dei risultati delle inda- gini e nella dispersione dei luoghi di pubblicazione e di conservazione 2 . Si è pertanto sentito il desiderio di offrire, in un’unica sede editoriale ampiamen- te accessibile, un punto di riferimento e di orientamento comune sugli esiti raggiunti, nei vari campi, dagli studi confraternali. Questo tramite un con- fronto disciplinare, chiamando ad intervenire storici della società, della Chiesa e dei movimenti religiosi insieme a giuristi, a storici dell’arte, della musica, del teatro, e ad altri specialisti. Agli studiosi che, con grande generosità, hanno aderito all’iniziativa è stato chiesto di illustrare problematiche di loro competenza presentando un quadro descrittivo di percorsi critici completato da esemplificazioni storiche 3 . I con- 1 Per una recente sintesi sugli sviluppi della storiografia confraternale e per una rassegna biblio- grafica mi permetto di rimandare ai miei Le confraternite italiane: periodi, problemi, storio- grafie , in M. Gazzini, Confraternite e società cittadina nel medioevo italiano , Bologna 2006, pp. 3-57; Bibliografia medievistica di storia confraternale, «Reti Medievali - Rivista», 5 (2004), 1, <http://www.dssg.unifi.it/_RM/rivista/biblio/Gazzini.htm>. 2 Meritevole in tal senso l’iniziativa della Society for Confraternity Studies che si appoggia al Centre for Reformation and Renaissance Studies (CRRS) della Victoria University di Toronto: qui ha sede l’unica biblioteca tematica che si conosca di storia delle confraternite, che però rac- coglie solo pubblicazioni depositate volontariamente dagli autori. Sebbene l’accesso a queste opere sia subordinato alla consultazione locale delle stesse è possibile consultare on line l’elenco degli studi depositati fra il 1990 e il 2006: cfr. Confraternitas collection <http://www.crrs.ca/ Confraternitas/collection/Received1990-2006.pdf>. 3 I saggi riuniti nella presente miscellanea sono quasi tutti inediti: fanno eccezione il contributo tributi offerti hanno preso come contesto di riferimento l’Europa occidentale, con più specifico riguardo per l’Italia, nel periodo compreso fra medioevo e prima età moderna. Dal momento che le differenti prospettive con le quali si è proceduto all’analisi del fenomeno confraternale hanno avuto origine in tempi più o meno recenti, e si trovano quindi a livelli diversi di elaborazione, le pagi- ne che seguono presentano ragionate sintesi interpretative e storiografiche ma anche riflessioni aperte su questioni ancora tutte da chiarire. La comparabili- tà dei risultati è comunque assicurata dalla corrente adozione di un lessico sto- riografico che, come rivela l’utilizzo frequente di espressioni quali «popolo cri- stiano», «religione dei laici», «partecipazione laicale alla vita della Chiesa», si rivela debitore dei lavori “conciliari” degli anni Sessanta 4 La raccolta si articola in quattro sezioni che, rispettando le finalità sopra enunciate, si riferiscono a percorsi storiografici e problematici e non a tappe evolutive del fenomeno confraternale. La prima – Individui e gruppi – sonda l’emergere di interesse verso le comunità confraternali all’interno di settori di studio sviluppatisi nel corso del Novecento: la storia dei gruppi sociali, la sto- ria del mondo rurale, la storia delle donne, la storia dei giovani. Le confra- ternite sono considerate in quanto gruppi comunitari ove prendevano corpo le aspirazioni spirituali e i bisogni sociali e di relazione degli individui (uomi- ni e donne, giovani e adulti, cittadini e rustici), ma sono prese in esame anche in qualità di luoghi ove i poteri dominanti potevano, tramite l’indirizzamen- to di attività pedagogiche, ludiche e di acculturazione religiosa, confermare i ruoli sociali e garantirsi il controllo su ampi segmenti della popolazione. Una seconda sezione – L’inquadramento giuridico ed istituzionale – affronta problemi di legittimità e di assetto istituzionale. L’evoluzione delle comunità confraternali si accompagnò in molti casi ad un inquadramento più stringente dal punto di vista istituzionale, segnato da un progressivo assog- gettamento alle direttive ecclesiastiche, grazie agli sforzi di civilisti intenti a definire gli ambiti giurisdizionali entro cui si collocava l’associazionismo con- fraternale, e di vescovi di età medievale e controriformistica alle prese con la necessità di ricondurre a qualcosa di uniforme, e pertanto controllabile, espressioni di vita religioso-laicale che uniformi non erano, ma che proprio a X Marina Gazzini di Otto Gerhard Oexle, già edito in «Annales E.S.C.», 47 (1992), pp. 751-765, e in traduzione ita- liana in «Linea Tempo. Itinerari di ricerca storica», 1 (1999), pp. 33-48; il contributo di Danilo Zardin che costituisce la ripresa, con varie integrazioni e correzioni nel testo e relativo aggiorna- mento dell’apparato bibliografico, de Il rilancio delle confraternite nell’Europa cattolica cinque- seicentesca , edito in I tempi del concilio. Religione, cultura e società nell’Europa tridentina , Atti del convegno, a cura di C. Mozzarelli, D. Zardin, Roma 1997, pp. 107-144; il saggio di Marina Gazzini che rielabora il testo della relazione presentata al convegno «Archivi ecclesiastici nel ter- ritorio diocesano», Roma 15 settembre 2005, uscito privo di note col titolo Gli archivi confra- ternali nell’Italia settentrionale in «Archiva Ecclesiae», (2004-2006), pp. 101-111. Si ringrazia- no autori e case editrici che hanno acconsentito alla ripubblicazione. 4 Si vd. le considerazioni in proposito di G.M. Varanini, La ricerca storica sulle chiese locali in Italia fra tradizione erudita ed ecclesiologia conciliare. Alcune considerazioni , in Storia della Chiesa in Italia. Orientamenti e prospettive , a cura di M. Guasco, «Humanitas», 59 (2004), pp. 972-982 (p. 976). questa caratteristica dovevano gran parte della loro vitalità. Non dobbiamo tuttavia prefigurare rapporti tra istituzioni e comunità confraternali impron- tati solo al conflitto. Vi fu anche molta sintonia. La Chiesa e i pubblici poteri seppero infatti valorizzare l’energia creativa sprigionata da questi gruppi. Uno dei campi privilegiati in cui questa energia si incanalò fu la carità. Proprio a L’economia della carità è dedicata la terza sezione nella quale si analizzano il rapporto delle confraternite con gli enti ospedalieri, altri spazi di manifestazione concreta della religiosità laicale; le modalità amministrati- ve dei patrimoni confraternali; le culture di governo che sottostavano a poli- tiche assistenziali di cui le confraternite furono tramite principale. Storia del- l’assistenza, dei poveri, dell’economia: nella dialettica tra confraternite e isti- tuzioni emergono dunque anche impieghi ideologici e politici della gestione del sacro e della carità. Chiude la miscellanea una sezione dedicata alle fonti, ovvero alle Testimonianze teatrali, musicali, artistiche, documentarie che le confraternite ci hanno lasciato. Su fonti prodotte in ambito confraternale si basano in buona parte lo studio della produzione musicale italiana e così pure la storia del teatro e dell’arte . Lo stesso, anche se in maniera meno evidente, si può dire per la memoria di certi gruppi familiari e di potere soprattutto a partire dal tardo medioevo: gli archivi degli enti confraternali, così come quelli di altri enti caritativi e assistenziali, molto ci narrano delle strategie di affermazione, con- servazione e difesa del ruolo sociale dei gruppi dominanti, che troviamo nella veste di fondatori, e, in controluce, dei gruppi subordinati destinatari di assi- stenza. Come sarà parso evidente leggendo questa breve presentazione, il volume è da considerarsi il risultato di un fecondo spirito di collaborazione. Desidero pertanto ringraziare vivamente tutti gli autori dei testi qui raccolti, che hanno così ben interpretato e perfezionato la mia idea, nonché Paola Guglielmotti e Gian Maria Varanini, per il loro costante incoraggiamento e supporto, e Roberto Greci, per la consueta disponibilità a sostenere le mie ricerche. XI Presentazione Parte prima Individui e gruppi 1 J. Burckhardt, La civiltà del Rinascimento in Italia , con introduzione di E. Garin, Firenze 1953, p. 125. 2 Cfr. J.-C. Schmitt, La découverte de l’individu: une fiction historiographique? , in La fabrique, la figure et la feinte. Fictions et statut des fictions en psychologie , a cura di P. Mengal, F. Parot, Paris 1985, pp. 213-236. Sull’individualismo nell’ideologia moderna, vd. L. Dumont, Essais sur l’individualisme. Une perspective anthropologique sur l’idéologie moderne , Paris 1983 (trad. it. Milano 1993). I gruppi sociali del medioevo e le origini della sociologia contemporanea di Otto Gerhard Oexle 1. Jacob Burckhardt, Ferdinand Tönnies, Émile Durkheim, Georg Simmel Nel medioevo i due lati della coscienza, quello che riflette in sé il mondo esterno e quel- lo che rende l’immagine della vita interna dell’uomo, se ne stavano come avvolti in un velo comune, come in sogno o dormiveglia. Il velo era tessuto di fede, d’ignoranza infantile, di vane illusioni: veduti attraverso di esso, il mondo e la storia apparivano rivestiti di colori fantastici, ma l’uomo non aveva valore se non come membro di una famiglia, di un popolo, di un partito, di una corporazione, di una razza o di un’altra qualsiasi collettività. L’Italia è la prima a squarciare questo velo e a considerare e a trat- tare lo Stato e, in genere tutte le cose terrene, da un punto di vista oggettivo; ma al tempo stesso si risveglia potente nell’Italiano il sentimento del soggettivo: l’uomo si trasforma nell’individuo spirituale, e come tale si afferma. Tutti conoscono questo brano così spesso citato. Esso è tratto dall’opera di Jacob Burckhardt, La civiltà del Rinascimento in Italia 1 , pubblicata nel 1860. Burckhardt si proponeva qui di definire la «formazione» dell’«uomo contemporaneo» ( die Ausbildung des modernen Menschen ); in questo dive- nire, egli opponeva il medioevo all’epoca contemporanea. La contrapposizio- ne si fondava a suo parere sulla questione della dipendenza e della libertà del- l’individuo 2 , considerata sotto un duplice punto di vista: si trattava da un lato del legame spirituale dell’individuo con le autorità in materia di fede, dall’al- tro del legame sociale con le autorità civili. Nella scomparsa di questi due legami Jacob Burckhardt individuava il passaggio dal medioevo all’età con- temporanea, e la «formazione» dell’«uomo contemporaneo». Venticinque anni più tardi, nel 1884, Burckhardt tornò nuovamente su tale contrapposizione tra medioevo ed età contemporanea, ma in termini completamente differenti. «Il medioevo è stato la giovinezza del mondo Marina Gazzini (a cura di), Studi confraternali. Orientamenti, problemi, testimonianze , ISBN 978-88-8453-937-3 (print) ISBN 978-88-8453-938-0 (online) © 2009 Firenze University Press attuale (...) tutto ciò che oggi vale la pena di vivere trae da lì le sue radici» 3 Egli concepì allora la civiltà contemporanea come un «declino». In contrap- posizione al periodo contemporaneo, il medioevo gli appariva come «un periodo di autorità evidenti» ed incontestabili. Ciò che rendeva esemplare l’età medievale era il suo essere agli antipodi di tutte le forze attive nel mondo contemporaneo che Burckhardt avvertiva ormai come fattori di fatalità, di decomposizione e di distruzione: «le guerre nazionali permanenti o sempre imminenti», il «capitalismo», «l’industrializzazione», «la concorrenza mor- tale», «l’uguaglianza livellatrice». Le asserzioni diametralmente divergenti di Burckhardt costituiscono uno schema esplicativo che si perpetua fino ai nostri giorni, sotto forme diverse, nell’ambito delle discipline storiche. Questo schema fa del medioevo e dell’e- tà contemporanea i due poli di una tensione reciproca ed incessante. Il rap- porto tra questi due momenti si pose da quel momento attorno alla questio- ne del progresso 4 (è la tesi di Burckhardt del 1860) o della decadenza (è la tesi di Burckhardt del 1884) 5 . La questione della valutazione data a tale evoluzio- ne riguarda in secondo luogo il problema dei legami spirituali e sociali del- l’individuo. Si trattava di comprendere se il venir meno dei rapporti che, nel medioevo, legavano l’individuo alla fede e alla comunità fosse stato un pro- gresso o piuttosto una perdita. Il cambiamento delle concezioni burckhardtiane fra il 1860 e il 1884 trova la sua spiegazione nel crollo del paradigma di progresso che si verificò negli anni Settanta del XIX secolo 6 . Siamo al cuore del tema trattato in que- sta sede. La svolta che si compie nelle scienze umane a partire dagli anni Ottanta dell’Ottocento con le opere di Ferdinand Tönnies (1855-1936), Émile Durkheim (1858-1917), Georg Simmel (1858-1918) e di Max Weber (1864- 1920) 7 , è contraddistinta dalla critica al paradigma di progresso. È importan- te notare che in questi quattro autori la critica del progresso come critica alla società e civiltà contemporanee non trova sbocco come in Burckhardt in un’a- nalisi pessimista del presente, ma piuttosto in un dubbio metodologico e in nuovi interrogativi. Sono in gioco la definizione dell’oggetto della sociologia; 4 Otto Gerhard Oexle 3 J. Burckhardt, Über das Mittelalter (1882/84), in J. Burckhardt, Weltgeschichtliche Betrachtungen. Historische Fragmente aus dem Nachlass , (Gesamtausgabe, vol. 7), Berlin- Leipzig 1929, pp. 248-255. Cfr. R. Stadelmann, Jacob Burckhardt und das Mittelalter , in «Historische Zeitschrift», 143 (1930), pp. 457-515. 4 Vd. R. Koselleck, Moderne Sozialgeschichte und historische Zeiten , in Theorie der modernen Geschichtsschreibung , a cura di P. Rossi, Frankfurt am Main 1987, pp. 173-190. 5 Vd. O.G. Oexle, Das Bild der Moderne vom Mittelalter und die moderne Mittelalterforschung , in «Frühmittelalterliche Studien», 24 (1990), pp. 1-22. 6 Cfr. K. Ch. Köhnke, Entstehung und Aufstieg des Neukantianismus. Die deutsche Universitätsphilosophie zwischen Idealismus und Positivismus , Frankfurt am Main 1986, pp. 327 sgg.; H.-J. Dahme, Der Verlust des Fortschrittsglaubens und die Verwissenschaftlichung der Soziologie. Ein Vergleich von Georg Simmel, Ferdinand Tönnies und Max Weber , in Simmel und die frühen Soziologen. Nähe und Distanz zu Durkheim, Tönnies und Max Weber , a cura di O. Rammstedt, Frankfurt am Main 1988, pp. 222-274. 7 Vd. Georg Simmel und die Moderne. Neue Interpretationen und Materialien , a cura di H.-J. Dahme, O. Rammstedt, Frankfurt am Main 1984, e Simmel und die frühen Soziologen cit. l’abbozzo di una nuova concezione della scienza; l’interesse per la religione percepita come «un sistema creatore di significati e di interpretazioni che assolve a funzioni essenziali, ma diverse da quelle di un sistema scientifico» 8 Fu Ferdinand Tönnies a formulare per primo, e con la maggiore intensi- tà, il contrasto tra medioevo ed età contemporanea, soprattutto nel suo primo libro, Gemeinschaft und Gesellschaft , pubblicato nel 1887 9 Con la diade concettuale di comunità ( Gemeinschaft ) e di società ( Gesellschaft ), Tönnies ha posto l’uno di fronte all’altro due tipi di strutture e di comportamenti sociali. La società ( Gesellschaft ) incarna per lui la quin- tessenza di tutte le «situazioni giuridiche razionali» e le «relazioni sociali razionali» che poggiano su «contratti individuali» e che sono per questo motivo designate come «artificiali». «Ma in qualche caso», secondo Tönnies non si può «sulla base di questa formula costruire» tutte le relazioni sociali e giuridiche, ed «in particolare le relazioni originali, sempre valide» che defi- niscono le comunità ( Gemeinschaften ) 10 . La comunità per Tönnies si realizza nei legami di parentela, vicinato e amicizia. «La parentela ha sede nella casa (...); il vicinato è il carattere generale della vita comune nel villaggio (...); l’a- micizia è «la condizione e l’effetto di uno stile di vita, di lavoro, di pensiero condotti all’unisono» 11 . Essa si concretizza nella gilda e nella corporazione, nelle associazioni culturali, nelle confraternite, nelle parrocchie e nelle comu- nità urbane, nel comune ( Stadtgemeinde ). La casa, il villaggio e la città, la gilda e la corporazione, la confraternita e la parrocchia sono le forme di rea- lizzazione della comunità e perciò rimangono «le tipologie stabili e perma- nenti della vita reale e storica» 12 . La società, al contrario, è caratterizzata da relazioni di tipo contrattuale, dalla razionalità, dalla produzione e dallo scam- bio di beni, dall’uso del denaro, dal commercio, dai trasporti, dal mercato 13 La società significa dunque diversificazione, suddivisione del lavoro, predo- minanza di mete razionali, scomparsa di legami, solidarietà, norme. Gli esempi presentati da Tönnies sulle forme in cui la «comunità» e la «società» si sono realizzate nel passato mostrano che una concezione della storia è legata a questo confronto. Come egli stesso scrive alla fine del suo volume «due epoche si fronteggiano (...) in questa evoluzione della civiltà: all’epoca della comunità succede l’epoca della società» 14 . All’interno di questa 5 I gruppi sociali del medioevo 8 H.-J. Dahme, O. Rammstedt, Die zeitlose Modernität der soziologischen Klassiker. Über- legungen zur Theoriekonstruktion von Emile Durkheim, Ferdinand Tönnies, Max Weber und besonders Georg Simmel , in Georg Simmel und die Moderne cit., pp. 449-478 (p. 461). 9 F. Tönnies, Gemeinschaft und Gesellschaft. Abhandlung des Communismus und des Socialismus als empirischer Culturformen , Leipzig 1887. Sulla teoria della cultura contempo- ranea in Tönnies cfr. A. Mitzman, Sociology and Estrangement. Three Sociologists of Imperial Germany , New Brunswick-Oxford 1987, pp. 39 sgg. 10 F. Tönnies, Gemeinschaft und Gesellschaft , prefazione alla seconda edizione (1912), (poi in F. Tönnies, Gemeinschaft und Gesellschaft Grundbegriffe der reinen Soziologie , Darmstadt 1972), p. XXXV. 11 Tönnies, Gemeinschaft und Gesellschaft (1887) cit., pp. 16 sgg. 12 Ibid ., p. 282. 13 Ibid ., pp. 45 sgg. 14 Ibid ., pp. 288 sgg. contrapposizione, Tönnies considera il medioevo come un modello di rela- zioni sociali: egli vi ravvisa «la predominanza di un ordine positivo ed orga- nico» al punto da criticare «il carattere essenzialmente negativo e rivoluzio- nario» dell’epoca contemporanea, da cui trae origine l’onnipresenza delle relazioni contrattuali, razionali e di interesse 15 Poco dopo la comparsa dell’opera di Tönnies, nel 1889, Georg Simmel cominciava a lavorare alla sua teoria della modernità, pubblicata nel 1900 sotto il titolo Philosophie de l’argent 16 . Il denaro è per Simmel il simbolo più chiaro ed il segno distintivo della «civiltà moderna», dell’«epoca moderna», della «vita moderna» 17 , nata dagli Illuministi, dalla Rivoluzione, dall’indu- strializzazione. Il denaro dimostra nel modo più esplicito che l’«uomo moderno» scopre «la realtà, il fenomeno concreto, storico, percepibile, del- l’universale» dentro un «flusso assoluto»; il denaro rappresenta il carattere del «moto assoluto dell’universo», il cambiamento ed il moto perpetuo, il passaggio, la «non-durata» 18 . Ed è il denaro che ha fatto instaurare una «rela- zione del tutto nuova tra libertà e dipendenza», relazione che esso rappre- senta. Dal momento che il denaro è da un lato «lo strumento e il sostegno della libertà individuale» esso provoca ed esprime «il prodotto per eccellen- za dell’individualità», «l’indipendenza della persona», «l’autonomia della sua formazione» ma, al tempo stesso, il suo «livellamento» e il suo «pareg- giamento», «la costruzione di cerchie sociali sempre più larghe» 19 . Il denaro inoltre produce ed esprime anche «l’oggettività incomparabile» della vita: «nella tecnica, nelle organizzazioni di tutti i tipi, imprese e mestieri, le leggi proprie delle cose tendono sempre di più al dominio e a liberarsi dal colore dato dalle personalità individuali». Anche Simmel motiva questa caratteristica della civiltà contemporanea tramite il raffronto con l’esempio opposto del medioevo. La corporazione medievale, la gilda, non è propriamente organizzata intorno a semplici inte- ressi o alla pura materialità, e nemmeno fondata sulla dissoluzione di tutta la dimensione personale. Essa è piuttosto una «forma di unità», «una comuni- tà di vita all’interno di obiettivi di carattere professionale, sociale, religioso, politico e tanti altri ancora». Perché «nel medioevo l’individuo si trova inse- rito in un contesto di appartenenza ad una comunità o a una terra, ad una rete feudale, ad una corporazione. La sua personalità si forma all’interno di cerchie di interessi materiali o sociali e queste ultime a loro volta riflettono il 6 Otto Gerhard Oexle 15 Tönnies, Gemeinschaft und Gesellschaft (1912) cit., p. XXXI. 16 G. Simmel, Philosophie de l’argent , Paris 1987 (ed. or. td. Leipzig 1900, trad. it. Torino 1984). Cfr. F. Leger, La pensée de Georg Simmel. Contribution à l’histoire des idées en Allemagne au début du XXe siècle , Paris 1989, pp. 43 sgg., 83 sgg. 17 Sulla filosofia della vita moderna in Simmel: D. Frisby, Fragments of Modernity. Theories of Modernity in the Work of Simmel, Kracauer and Benjamin , Cambridge-Oxford 1985, pp. 38 sgg.; Id., Soziologie und Moderne: Ferdinand Tönnies, Georg Simmel und Max Weber , in Simmel und die frühen Soziologen cit. 18 Simmel, Philosophie de l’argent cit., pp. 659 sgg. 19 Simmel, Das Geld in der modernen Kultur (1896), in G. Simmel, Schriften zur Soziologie. Eine Auswahl , Frankfurt am Main 1983, pp. 78-94, 82 sgg. carattere delle persone che li costituiscono. L’epoca più recente ha rovinato questa omogeneità» 20 . Sulla base di questo interesse verso la libertà e la dipendenza dell’individuo inserito in modo contraddittorio tra medioevo ed età contemporanea, il programma di Simmel fonda inoltre una sociologia. Principio fondamentale di questo è che «l’uomo, in tutto il suo essere ed in tutte le sue relazioni, è influenzato dal fatto che vive nell’ambito di relazioni di scambio con altri uomini» 21 ; ne consegue che il suo problema principale è di «creare delle forme di associazione» ( Formen der Vergesellschaftung ) 22 La presa in considerazione dei gruppi sociali e della posizione dell’individuo all’interno dei gruppi è dunque il tema fondamentale della grande Sociologie di Simmel, edita nel 1908 23 Il volume di Émile Durkheim, De la division du travail social , pubblica- to nel 1893, ha per tema l’«anomia» giuridica e morale, vale a dire l’arbitra- rietà e l’assenza di regole di vita nella società, ed in particolar modo della vita economica nell’epoca contemporanea 24 . Durkheim denuncia lo stato rudi- mentale della morale professionale e rinvia al significato dei raggruppamen- ti professionali nella storia: «Perché l’anomia abbia fine, bisogna che esista o che si formi un gruppo ove si possa costituire quel sistema di regole attual- mente mancanti» 25 La forma ideale di tale gruppo è per Durkheim la corporazione medievale. La corporazione deve nuovamente diventare una «istituzione pubblica». Il passato storico delle corporazioni, soppresse alla fine dell’Antico Regime all’e- poca della Rivoluzione, non è per Durkheim un argomento recriminatorio, al contrario. A suo parere non si tratta infatti in alcun caso di «resuscitare arti- ficialmente la vecchia corporazione tale e quale quella medievale»; del pari, si trattava in minima parte di sapere «se l’istituzione medievale potesse riuscire ugualmente opportuna alla nostra società contemporanea». Piuttosto si trat- tava di accertare se «i bisogni ai quali essa rispondeva (...) appartenessero (...) a tutte le epoche» 26 . Le corporazioni dell’età antica e soprattutto di quella medievale rappresentavano, secondo Durkheim, una risposta a bisogni dura- turi e profondi. «Lo stesso fatto che dopo essere scomparse una prima volta, esse si sono ricostituite da sole e sotto una forma diversa, toglie valore alla tesi 7 I gruppi sociali del medioevo 20 Ibid ., pp. 78 sgg. 21 G. Simmel, Soziologie. Untersuchung über die Formen der Vergesellschaftung , Berlin 1968 5 , p. 2. 22 Cfr. H.-J. Dahme, Soziologie als exakte Wissenschaft. Georg Simmels Ansatz und seine Bedeutung in der gegenwärtigen Soziologie , Stuttgart 1981, 2 voll. A.M. Bevers, Dynamik der Formen bei Georg Simmel. Eine Studie über die methodische und theoretische Einheit eines Gesamtwerkes , Berlin 1985. 23 Vd. nota 21. 24 Cfr. S. Lukes, Émile Durkheim. His Life and Work , Stanford 1985, pp. 137 sgg., 265 sgg. Ph. Besnard, L’anomie, ses usages et ses fonctions dans la discipline sociologique depuis Durkheim , Paris 1987, pp. 21 sgg. W. Gephart, Strafe und Verbrechen. Die Theorie Emile Durkheims , Opladen 1990. 25 É. Durkheim, De la division du travail social , Prefazione alla seconda edizione (1902), Paris 1986 11 , p. VI. 26 Ibid. , pp. VIII sgg.