Alfonso D’Agostino e Luca Barbieri Istorietta troiana con le Eroidi gaddiane glossate Studio, edizione critica e glossario LEDIZIONI CONSONANZE Collana del Dipartimento di Studi Letterari, Filologici e Linguistici dell’Uni versità degli Studi di Milano diretta da Giuseppe Lozza nº 12 Comitato scientifico Benjamin Acosta-Hugues (The Ohio State University), Giampiera Arrigoni (Università degli Studi di Milano), Johannes Bartuschat (Universität Zürich), Al- fonso D’Agostino (Università degli Studi di Milano), Maria Luisa Doglio (Uni- versità degli Studi di Torino), Bruno Falcetto (Università degli Studi di Milano), Alessandro Fo (Università degli Studi di Siena), Luigi Lehnus (Università degli Studi di Milano), Maria Luisa Meneghetti (Università degli Studi di Milano), Mi- chael Metzeltin (Universität Wien), Silvia Morgana (Università degli Studi di Mi- lano), Laurent Pernot (Université de Strasbourg), Simonetta Segenni (Università degli Studi di Milano), Luca Serianni (Sapienza, Università di Roma), Francesco Spera (Università degli Studi di Milano), Renzo Tosi (Università degli Studi di Bologna) Comitato di Redazione Guglielmo Barucci, Francesca Berlinzani, Maddalena Giovannelli, Cecilia Nobi- li, Stefano Resconi, Luca Sacchi, Francesco Sironi ISBN 978-88-6705-684-2 Alfonso D’Agostino e Luca Barbieri, Istorietta troiana con le Eroidi gaddiane glossate © 2017 Ledizioni – LEDIpublishing Via Alamanni, 11 20141 Milano, Italia www.ledizioni.it È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotoco- pia, anche a uso interdo o didattico, senza la regolare autorizzazione. J’ai deux amours A Beatriz e a Giuseppe A.D. Ai miei cari, in terra e in cielo L.B. INDICE Premessa 9 Studio introduttivo 15 1. La materia troiana, l’ Istorietta e il suo profilo storico-letterario 17 1.1 I «romanzi antic hi» e la materia classica, p. 17 – 1.2 Il Roman de Troie di Benoît de Sainte - Maure e le sue redaz ioni in prosa, p. 18 – 1.3 Prose 3 , p. 21 − 1.4 Il rapporto dell’ Istorietta troiana con la sua fonte, p. 24 – 1.5 Altre osservazioni sugli aspetti letterarî dell’ Istorietta troiana , p. 32 – 1.6 T i- to lo e autore, p. 43 2. Il volgarizzamento gaddiano delle Eroidi e le sue glosse, tra model- li francesi e materia troiana 45 2.1 Ovidio e le Eroidi nel m edioevo, p. 45 – 2.2 Le Eroidi francesi inserite nel Roman de Troie in prosa, p. 51 – 2.3 Il volgarizzamento italiano delle Eroidi del ms. Gaddi 71 e la sua di pendenz a dalla versione francese, p. 54 − 2.4 Le caratteristiche del volgarizzamento gaddiano delle Eroidi , p. 59 – 2.5 Le glosse delle Eroidi gaddiane, p. 70 – 2.6 Lo stile e le fonti del le glosse gaddiane, p. 88 – 2.7 Le Eroidi e la materia di Troia, l’ Istorietta troi a- na e le epistole gaddian e, p. 95 3. L’ Istorietta troiana: questioni filologiche e linguistiche 103 3.1 La tradizione, p. 103 – 3.2 Le edizioni, p. 105 – 3.3 Rapporti fra l’ Istorietta troiana e i manoscritti francesi, p. 106 – 3.4 Rapporti fra i man o- scritti italiani, p. 108 – 3.5 Appunti s ulle edizioni precedenti, p. 134 – 3.6 Il fioren tino del codice gaddiano, p. 1 39 – 3.7 Note paleografiche su L , p. 142 – 3.8 Considerazioni sulla grafia di L , p. 146 – 3.9 Il fiorentino d el codice magliabechiano, p. 157 – 3.10 Brevi note su i valori lessicali dell’ Istorietta , p. 157 – 3.11 Nota sull’assetto del testo e sul commento, p. 158 4. Le Eroidi volgarizzate: questioni filologiche e linguistiche 161 4.1 La tradizione, p. 161 – 4.2 Le edizioni, p. 164 – 4.3 Rapporti fra i manoscrit ti delle Eroidi volgarizzate, p. 1 65 – 4.4 Conclusioni e criterî per l’edizione del testo, p. 186 – 4.5 Il fiorentino del codice gaddiano, p. 193 – 4.6 Considerazioni sul la grafia del ms. gaddiano, p. 198 – 4.7 Il fiore n- tino del ms. C , p. 202 – 4.8 Alcuni fenomeni morfologici e sintattici, p. 2 04 – 4.9 Il lessico delle Eroidi gaddiane, p. 209 – 4.10 Nota sull’assetto del testo e sul commento, p. 212 6 D’Agostino·Barbieri – Istorietta troiana con le Eroidi gaddiane Istorietta troiana (ovvero Libro della distruzione di Troia) 215 1. Protasi, p. 21 7. 2 - 5. Pelia e Gia sone, p. 21 7 − 6 - 11. Il vello d’oro, p. 2 18 − 12 - 20. Pelia incita Giasone alla conquista del vello d’oro, p. 220 − 21 - 39. Gli Arg o- nauti sbarcano a Troia, p. 22 1 − 40 - 57. La conquista del vello d’oro e il ritorno in Grecia, p. 22 5 − 58 - 72. Spedizione contro Troia e pri ma d i- struzione della città, p. 2 28 − 73. Ritorno in Grecia degli Argonauti e di Priamo a Troia, p. 23 1 74. La seconda distruzione di Troia, p. 231 – 75. Ritorno di Priamo a Troia ( bis ), p. 231 – 76 - 86. Priamo e i suoi figli, p. 23 1 − 87 - 89. Ricostr u- zione di Troia, p. 23 4 − 90 - 95. La camera di beltà, p. 23 5 − 96 - 99. Gra n- dezza di Troia, p. 23 6 − 100 - 101. Troia fonte di cultura, p. 23 6 − 102 - 105. I Troiani chiedono la restituzione di Esione, p. 23 7 − 106 - 123. Il giudizio di Paride, p. 2 37 − 124 - 145. Ritorsion e troiana: Paride muove contro la Grecia ed Ettore cerca alleati, p. 240 − 146 - 151. La bandiera di Pallade, p. 24 4 − 152 - 157. Paride giunge in Grecia, p. 24 5 − 158 - 162. Descrizione di Elena, p. 24 6 − 163 - 167. Paride incontra Elena, p. 24 7 − 168 - 177. Ratto di Elena, p. 2 48 − 178 - 182. Lamento di Cassandra, p. 2 49 − 183 - 188. Reazione di Deifobo. Nozze di Elena e Paride, p. 25 0 − 189 - 190. Menelao torna a Sparta, p. 25 2 − 191 - 203. I re greci si coalizzano, p. 25 2 − 204 - 212. I Greci, presa Tenedo, arrivano a Troi a, p. 25 4 − 213 - 218. Primo combattimento, p. 25 6 − 219 - 222. Ettore uccide Patroclo, p. 25 7 − 223 - 227. Duello fra Ettore e Achille, p. 2 58 − 228 - 243. I Greci chiedono tregua. Discorso di Ulisse a Priamo e reazione di Ettore, p. 2 59 − 244 - 253. La tregua è co ncessa. L’oracolo dell’isola di Bellide, p. 26 1 − 254-257. Il troiano Toante resta con i Greci, p. 26 4 − 258 -264. Reazione di Priamo. Toante richiede la figlia Briseide, p. 264 − 265-278. Troilo e Briseide, p. 265 − 279-281. Secondo combattimento, p. 267 − 282-283. Seconda tregua, p. 26 8 − 284 -285. Terzo combattimento, p. 268 − 286 - 293. Prodezze di Ettore, p. 268 − 294- 298. La lotta s’inasprisce, p. 269 − 299-305. Terza tregua. Piani di guerra, p. 270 − 306-309. Quarto com- battimento, p. 271 − 310-319. Prodezze di Achille, p. 272 − 320-323. Et- tore torna alla sua dimora, p. 273 − 324-326. I Troiani seppelliscono i morti e curano i feriti, p. 274. Apparato critico 27 5 L’Ovidio delle pístole (ovvero il Libro delle donne ) 299 I. Penelope a Ulisse 30 0 II. Fillide a Demofonte 32 6 Indice 7 III. Briseide ad Achille 366 IV. Enone a Paride 408 V. Ipsipile a Giasone 432 Apparato critico 451 Indice dei nomi proprî integrato 463 Glossario integrato 475 Bibliografia 499 PREMESSA 1. La gen esi di questo libro va ricercata nell’aspirazione del piú anziano dei due editori a realizzare un’accurata edizione critica d’un testo che, se non può trovar posto nella seletta biblioteca dei capi d’opera del Medioevo italiano, ra p- presenta pur sempre uno dei gioielli della prosa toscana anteriori al Decameron : l’ Istorietta troiana (o Libro della distruzione di Troia) , 1 scritta, quasi sicuramente nel dialetto fiorentino ostentato dai due codici relatori, a cavaliere dei secoli XIII e XIV. In qualche modo il filologo tornava alle sue giovanili esperienze d’editore, quando aveva procurato il testo critico dei Fiori di filosafi , prima come tesi di lau- rea guidata da Alberto del Monte e poi come libro compreso nella collana della Facoltà di Lettere e Filosofia de ll’Università degli Studi di Milano. La grata o m- bra dell’indimenticato Maestro s’allunga ancora in qualche modo su questa fat i- ca compiuta ai miei sessantasei anni d’età (anche se in realtà è quasi ultimata da un lustro), quindici in piú di quelli che aveva don Alberto quando lasciò amici e alunni in un dolore senza conforto. Se l’ Istorietta troiana ha sempre goduto di ec- cellente critica, il giudizio sull’opera pennellato nel 1968 da del Monte è stato di sicuro una molla che mi ha spinto a riprendere in mano lo studio del testo. Capitò poi che le mie indagini s’incrociassero con quelle d’un valentissimo collega italiano che lavora da tempo all’estero, Luca Barbieri, il quale aveva a p- profondito in maniera encomiabile una serie di testi che costituivano o la fonte francese della “mia” Istorietta o delle opere che le erano affini o comunque vici- ne nella tradizione. Allora compresi le ragioni provvidenziali del ritardo: il de- stino voleva che potessi approfittare della collaborazione di Luca per meglio fondare l’edizione dell’ Istorietta . A quel punto, però, mi parve non solo oppor- tuno ma quasi inevitabile associare il collega in un progetto piú ambizioso, che comprendesse, oltre l’ Istorietta , il testo che la precede nel piú importante dei re- latori (il manoscritto Gaddiano 71), ossia la versione in prosa anonima e parzia- le delle Heroides ovidiane, accompagnate da un’importantissima batterie di glo s- se. Composto cosí il dittico, abbiamo lasciato, contro la sequenza manoscritta, prima l’ Istorietta e poi le Eroidi , sia p er rispettare la “storia” di questo libro, sia perché in fondo, come osserva Barbieri, alcune glosse del volgarizzamento ovi- diano presuppongono proprio la conoscenza dell’ Istorietta o 1 . Il testo è anepigrafo e qui si preferirà il primo dei titoli indicati; cf. Studio introduttivo, § 1.6. 10 D’Agostino·Barbieri – Istorietta troiana con le Eroidi gaddiane 2. Per valutare appieno i valori artistici di quest’ultimo testo e gli esiti di fine poesia raggiunti dall’anonimo autore, occorre adeguatamente ponderare le con- dizioni culturali, letterarie e filologiche nelle quali esso nasce. Come si dirà meglio nel corso dello Studio introduttivo, l’ Istorietta è la tra- duzione parziale (sia perché interrotta sia perché sottoposta ad abbreviazione) della terza redazione in prosa ( Prose 3 ) del Roman de Troie di Benoît de Sainte- Maure, uno dei grandi romanzi del medioevo francese e neolatino in generale, appartenente alla famiglia delle oper e ispirate alla materia “classica”. In quanto volgarizzamento (e sia pure “orizzontale”, come avrebbe detto Gianfranco Folena, ossia realizzato a partire da un’altra lingua romanza), il testo appartiene a un’area specifica della produzione letteraria medi evale, nella quale l’attività traduttoria non è del tutto comparabile con la moderna, perché vi si legge in filigrana una volontà d’emulazione, un bisogno d’arricchire la lingua (ancora nei suoi incunaboli letterarî), un’ansia d’appropriazione e di divulga zio- ne culturale che sono peculiari di quella stagione. Inoltre l’ Istorietta si colloca in un sottogruppo letterario che potremmo etichettare, con anacronismo consa- pevole, “romanzo storico”, visto il rapporto esistente, nella concezione dell’Età di mezzo, tra fiction e storia; in particolare esso riprende narrazioni “antiche” (ancorché di matrice epico-leggendaria e non effettivamente storica, o epico- storica come lo sono ad esempio i Fatti di Cesare e le versioni lucanee), instau- rando su questo versante un rapporto fecondo tra la realtà contemporanea (per l’Italia il mondo comunale) e il mito classico. Dal punto di vista formale l’ Istorietta ha l’aspetto d’un racconto in prosa di brevi dimensioni, dipendente da un testo ( Prose 3 , appunto), che a sua volta abbreviava il dettato del fluviale poema; il che porta a inquadrare il nostro volgarizzamento, una volta di piú in modo anacronistico ma non privo di suggestioni, come una sorta di nobilissimo Reader’s Digest , in contrapposizione alle estese versioni di altri romanzi francesi (per esempio i Tristani ) o anche latini (come l’ Historia destructionis Troiae di Guido delle Colonne, a sua volta debitrice del Roman de Troie di Benoît). In ultimo la fine testura verbale del testo palesa in piú punti una contiguità se non altro idea- le col lessico di tradizione stilnovista, mentre una ricognizione delle parole- chiave usate dal traduttore permette di calibrare meglio il sostrato culturale e ideologico dell’anonimo toscano, anche in relazione con la sua fonte. In questo l ibro si troverà l’edizion e critica del testo, mentre le trascrizioni diplomatiche dei due codici relatori: L , l’importantissimo ms. Gaddi 71 della Biblioteca Medicea Laurenziana, ed M , ms. Magliabechiano II.IV.49 della Na- zionale fiorentina sono pubblicate nella rivista «Carte Romanze» 5/2 (2017). Le citazioni da Prose 3 derivano dalla trascrizione gentilmente fornitami da Luca Barbieri, che spero la possa pubblicar e presto, congiuntamente all’al trettanto inedita Prose 5 , come peraltro promesso da tempo. Barbieri mi ha anche messo a disposizione la sua trascrizione di Prose 5 , di cui mi sono avvalso per ulteriori controlli, che hanno migliorato lo Studio introduttivo e le note al testo. Premessa 11 Nello Studio introduttivo sono rifuse e aggiornate parti già pubblicate da chi scrive, nel saggio Dal «Roman de Troie» all’«Istorietta troiana» , del 2006, nel li- bro Le gocce d’acqua , del medesimo anno, che conteneva anche una prima edizio- ne provvisoria del nostro testo e nel contributo intitolato Lingua, stile e composi- zione d ell’«Istorietta troiana» , uscito nel 2015. Un sincero ringraziamento, oltre che a Barbieri, ai miei allievi Luca Sacchi e a Dario Mantovani (il primo esperto di volgarizzamenti e il secondo di materia troiana), per aver riletto il manoscritto e per avermi dato la concreta possibilità di migliorarlo. Un grazie particolare a Claudio Ciociola e a Johannes Bartuschat, che hanno espres so un benevolo giudizio sul lavoro e all’amico Giuseppe Lo z- za, che ha affettuosamente accolto questo libro nella collana del Dipartimento di Studi Letterari, Filologici e Linguistici, da lui diretta. o 3. Le cinque epistole ovidiane volgarizzate in italiano e trascritte nel medesi- mo codice gaddiano che accoglie l’ Istorietta troiana , e da altri cinque testimoni manoscritti, inaugurano la fortuna in lingua italiana delle Heroides . Si tratta infatti del primo anonimo tentativo di restituire in lingua di sí un’opera che ebbe gra n- de successo durante tutto il medioevo, tentativo parziale e probabilmente inter- rotto, ma seguito ben presto da altri volgarizzamenti completi del testo latino a opera di Filippo Ceffi e Carlo Figiovanni. A differenza di questi ultimi, il volga- rizzamento gaddiano non deriva direttamente dalla versione originale latina, ma – come l’ Istorietta troiana – da un intermediario francese. Gli incroci tra questi due testi non sono limitati al ms. gaddiano, ma si estendono almeno a una ver- sione in prosa particolare del Roman de Troie ( Prose 5 ), che contiene la versione francese di tredici Heroides , unica attestazione oggi nota del modello delle epi- stole gaddiane, e si serve come fonte principale di Prose 3 , a sua volta modello dell’ Istorietta troiana Prose 5 costituisce la sezione troiana della seconda redazione dell’ Histoire ancienne jusqu’à César , il cui testimone piú importante è stato compi- lato nella Napoli angioina nel secondo quarto del XIV secolo. Il volgarizzamento gaddiano delle Eroidi non si distingue in modo partico- lare per la qualità del testo. Si tratta infatti di una trasposizione molto fedele del modello fra ncese, del quale mantiene tutti i difetti. Se l’apporto alla lingua itali a- na è paragonabile a quello dell’ Istorietta troiana , il valore letterario è decisamente diverso. Il volgarizzamento delle Eroidi è una resa servile di un modello ormai superato ed è p rivo della vivacità e dell’originalità proprie invece della cronaca troiana, benché non manchino al suo interno passaggio riusciti ed efficaci. Il ve- ro valore delle epistole gaddiane è costituito dalla loro testimonianza, soprattut- to a riguardo di due aspetti: da un lato l’importanza delle Eroidi ovidiane per la cultura e la letteratura vernacolare, dall’altro la conferma della stretta connes- sione tra materia ovidiana e materia troiana e della rilettura in chiave “cortese” operata dai traduttori. 12 D’Agostino·Barbieri – Istorietta troiana con le Eroidi gaddiane Da questo punto di vista, molto piú importanti del testo delle Eroidi sono le glosse che l’accompagnano. Esse ci indicano infatti il tipo di lettura che ven i- va fatto del testo ovidiano e anche i filtri culturali ai quali veniva via via sotto- posto. Il commento conservato nel ms. gaddiano non sembra infatti il frutto di un’unica stesura, ma pare composto di diversi strati appartenenti a epoche e ad ambienti culturali diversi. Nella maggior parte dei casi si tratta di brevi chiose esplicative volte a chiarire i numerosi riferimenti alla mitologia classica, oppure di riletture morali tipiche dei commenti latini di origine clericale, ben attestate dalla tradizione degli accessus ad auctores . A esse sia aggiungono poi altri commen- ti che hanno lo scopo di mettere in rilievo e approfondire il legame che le Eroidi intrattengono con la materia troiana. Ma a questa tipologia di commento piuttosto tradizionale se ne aggiunge un’altra che è piú direttamente figlia della temperie culturale italiana tra la fine del XIII secolo e l’ inizio del XIV. Numerose chiose attestano la formazione culturale del commentatore, prevalentemente francese ma non priva dell’influenza delle piú recenti mode poetiche italiane. Alcune chiose riguardano la sintomatologia della malattia d’amore e contengon o anche citazioni liriche di trovieri e trovatori. Altri commenti, di tipo mitologico o esemplare, hanno uno sviluppo che oltrepassa chiaramente quello delle glosse esplicative, e si configu- rano come vere e proprie unità narrative autonome. L’autore di que ste chiose, che coincida o meno col compilatore del commento, esibisce una vena artistica e un gusto linguistico e stilistico da vero letterato, e raggiunge risultati parago- nabili se non superiori a quelli dell’autore dell’ Istorietta troiana , dimostrando in alcuni casi una conoscenza del linguaggio cortese e stilnovistico. In questo sen- so, non va sottovalutato il contributo che tali glosse narrative danno alla na- scente letteratura italiana, al punto che alcuni di questi “racconti” confluiranno nella tradizione del Novellino . Insomma, il ms. gaddiano nel suo insieme offre l’impressione di una raccolta approntata da e per un letterato, con un interesse che spazia tra i diversi generi, dall’elegia classica alla poesia lirica cortese fino a l- la narrativa breve; volendo scendere ancor piú nello specifico, la cultura testi- moniata da questo codice fiorentino mostra sorprendenti affinità con quella che si trova nelle opere giovanili di Boccaccio. Le epistole francesi contenute in Prose 5 sono state oggetto della mia tesi di dottorato ginevrina. Di questi testi ho pubblicato nel 2005 l’edizione critica con un ampio studio e commento. È in quella occasione che ho cominciato a occu- parmi delle epistole contenute nel ms. gaddiano, alle quali ho dedicato anche un paio d’art icoli; uno di questi, pubblicato nel 2014 sulla rivista Troianalexandrina , ha fornito molto materiale per la stesura dello Studio introduttivo. Il mio rin- graziamento va quindi ad Alfonso D’Agostino, che con la sua proposta mi ha consentito di portare a termine un percorso iniziato ormai molti ani fa, e a Maurizio Perugi che mi ha avviato allo studio di questi testi. o Premessa 13 4. Si devono ad Alfonso D’Agostino i capp. 1 e 3 dello Studio introduttivo, così come l’edizione, il commento e l’apparato critico dell’ Istorietta troiana ; a Lu- ca Barbieri si devono invece i capp. 2 e 4 dello Studio introduttivo, nonché l’edizione, il commento e l’apparato critico delle Eroidi gaddiane e delle loro glosse. Il § 2.7 è stato redatto da Luca Barbieri a partire da una prima stesura di Alfonso D’Agostino. La premessa, il glossario e la bibliografia sono opera di entrambi gli autori. Alfonso D’Agostino Luca Barbieri STUDIO INTRODUTTIVO 1. LA MATERIA TROIANA, L’ ISTORIETTA E IL SUO PROFILO STORICO-LETTERARIO 1.1 I «romanzi antichi» e la materia classica Fra i portati letterarî piú rilevanti della cosiddetta “rinascita del XII secolo” s’i - scrive l’invenzione del r omanzo 1 − o forse dovremmo dire la sua “rei n- venzione”, visto che il genere, già ben vivace nel periodo tardo -antico, ha cono- sciuto nel corso dei secoli, come la mitica fenice, numerose morti e risurrezioni. Nel perimetro del romanzo medievale, la cui primogenitura spetta alla lingua d’oïl, si può ritagliare un gruppo di testi abbastanza compatto, che la critica ha denominato i “romanzi antichi”: 2 il Romans de Thèbes , basato sulla Tebaide di Sta- zio, il Roman d’Eneas , che ha come fondamento l’ Eneide virgiliana, e il Roman de Troie , ispirato essenzialmente alla De excidio Troiae historia di Darete Frigio, com- pletata con l’ Ephemeris belli troiani di Ditti Cretese. 3 I testi francesi, che formano quella che è stata chiamata la “triade classica”, provengono tutti dall’im pero plantageneto in una stretta successione cronologica: prima Thèbes (1155) 4 e poi i normanni Eneas e Troie (1160-1165). Per le condizioni culturali che propiziarono la nascita di questo tipo di let- teratura (la già evocata “rinascita del XII secolo”, economica e culturale, e l’im - portanza della corte plantageneta), per le caratteristiche ideologiche sottese ( translatio imperii e translatio studii ), per quelle di tipo sociologico ( target costituito 1 . Cf. da ultimo Vàrvaro 2002 e Meneghetti 2010. Si rammenti che i romans sono di norma testi in versi, precisamente in octosyllabes à rimes plates (a rima baciata), con frequenti brisures del cou- plet (rottura del distico: il primo verso della coppia rimata si collega sintatticamente al verso pre- cedente, il secondo al verso seguente, creando un effetto di “spezzatura” paragonabile in qual che modo all’ enjembement o inarcatura). 2. Cf. Angeli 1971, Petit 1985, Buschinger 1992, Mora-Lebrun 2008 (con amplissima bi- bliografia). Ancora importante Zumthor 1978. E védasi da ultimo D’Agostino (a cura di) 2013. 3. A questi si possono aggiungere altre opere, come i numerosi romanzi dedicati ad Ales- sandro Magno e ad Apollonio di Tiro e a testi narrativi d’ispirazione ovidiana. 4. Precedente al Roman de Thèbes potrebbe essere solo il Roman de Brut di Wace, versione dell’ Historia regum Britanniae di Goffredo di Monmouth. Alcuni manoscritti allineano Troie , Eneas e Brut in una sorta di grande ciclo che prospetta una translatio imperii dall’Est, incarnato dal mito piú antico della letteratura europea, quello appunto di Troia, all’Ovest, rappresentato d a Roma e dall’occidente neolatino (in quel momento, dopo la battaglia di Hastings, combattuta giusto un secolo prima, nel 1066, l’Inghilterra è impregnata di cultura francese) fino al “Far West” delle is o- le britanniche, che costituisce appunto l’ultima fro ntiera del conosciuto. 18 D’Agostino·Barbieri – Istorietta troiana con le Eroidi gaddiane piú che da ascoltatori, da lettori e addirittura da lettrici, si vorrebbe quasi dire da «graziosissime donne» pre-boccacciane) e per quelle piú tipicamente letterarie (ripresa di modelli epici e storiografici, ampio spazio dedicato alle figure fem- minili e alla tematica sentimentale, con Ovidio sullo sfondo, presenza del l’ele - mento fantastico e meraviglioso, anacronismo e sincretismo, che mescola l’antico e il moderno) mi permetto di rimandare all’introduzione al mio libro Le gocce d’acqua non hanno consumato i sassi di Troia (D’Agostino 2006b) nonché al v o- lume I romanzi della «triade classica» , del 2013, entrambi con bibliografia. I romans antiques non sono vere e proprie traduzioni dei poemi latini (o, nel caso del Roman de Troie , dei testi di Darete e Ditti), e neppure si può considerare ben calzante il concet to di “volgarizzamento”, molto piú libero nel trattar la fonte in confronto alle traduzioni propriamente dette; l’atteggiamen to dei nostri autori tende di sicuro a un rifacimento, 5 che contempla allo stesso tempo perlomeno tre situazioni pragmatiche: 1) in qualche caso la traduzione fedele della fonte; 2) molto piú spesso una riscrittura completa di parti del testo, con modifiche o aggiunte d’interi episodî; 3) talora un’acquisizione delle glosse che accompagnavano i testi classici. Quest’ultimo caso non r iguarda il Roman de Troie , che non deriva da poemi antichi; ma nell’opera di Benoît de Sainte -Maure, come peraltro nel Roman de Thèbes e nell’ Eneas , si può notare il ricorso a ulteriori espansioni mitologiche (spesso tratte dai cosiddetti Mythographi vaticani ) 6 e, talo- ra, a inserti di tipo enciclopedico (dal Physiologus latino, dalle Ethymologiae di Isi- doro di Siviglia, dal De lapidibus e da altre opere ancora). 1.2 Il Roman de Troie e le sue redazioni in prosa 1.2.1 Il Roman de Troie di Benoît de Sainte-Maure Il Roman de Troie (d’ora in poi RdT ) 7 di Benoît de Sainte-Maure è la piú lunga e complessa delle opere della triade classica. I testi di Darete e di Ditti 8 ne costi- tuiscono le fonti dichiarate: il primo per la massima parte dell’opera, il secondo soprattutto pei capitoli finali (i nóstoi ), anche se talvolta Ditti risulta incrociato con Darete; in tal modo Benoît salda definitivamente il dittico che la tradizione aveva surrettiziamente creato, 9 sottolineandone però certe contraddizioni e in 5 . Mi permetto di rimandare a D’Agostino 2001b . 6. I cosiddetti Mitografi vaticani sono tre compilazioni scoperte da Angelo Mai nel 1831; nei primi due, databili fra i secoli VI e IX, la materia troiana ha ampio spazio, meno nel terzo, che è notevolmente posteriore (sec. XII-XIII). 7. Edizione di riferimento: Constans, 1904-1912. 8. Daretis Phrygii De Excidio (Meister) 1872 [rist. 1973] e Dictys Ephemeridos Belli Troiani (Ei- senhut) 1958. 9 . Cf. D’Agostino 2006b, 27 -29. A questo testo in particolare rimando anche per una valu- tazione letteraria del RdT : coscienza dell’autore, tecnica dell’ amplificatio , inserzioni di carattere “e n- La materia troiana e l’Istorietta 19 alcuni casi, soprattutto per gli sviluppi del tema amoroso, ricorrendo volentieri all’apporto di Ovidio ( Eroidi e Metamorfosi ). Ma se l’introduzione di sequenze amorose e passionali è uno degli elementi di maggior novità rispetto al dittico- fonte Darete-Ditti, 10 è pur vero che un terzo del testo è dedicato alla descrizio- ne di battaglie, mischie, agguati e altri momenti agonici, dove, sia pure con gli obbligati ritorni formulari, Benoît fa sfoggio d’una notevole abilità di scrittura e soprattutto manifesta il senso tragico della materia epica metamorfizzata in ro- man . I personaggi, se non si possono propriamente definire “a tutto tondo” ( round characters ) alla Forster, non sono per questo unidimensionali: Ettore, per esempio, che in qualche modo è il protagonista della vicenda – o se non altro l’eroe di maggior spicco – presenta un carattere complesso, dipinto con tratti assai felici, che ne risaltano in positivo il valore guerriero, l’abilità oratoria, l’attitudine al governo e la capacità d’amare, ma in negativo ne tra tteggiano la hybris , la démesure (un po’ come quella di Orlando) che ne fa il martire di una causa destinata, per tragica ironia, a non trionfare. Il successo del RdT è impressionante: «per tre secoli, la materia troiana di tutta l’Europa occidentale è “Benoît”, sia direttamente [...] sia indirettame n- te». 11 Il RdT è tramandato da piú di 50 mss., fra completi (una trentina) e fram- mentarî, molti dei quali riccamente miniati. 12 1.2.2 Le versioni in prosa del Roman de Troie Il sec. XIII è un periodo propizio alle mises en prose dei romanzi in versi: il feno- meno riguarda in particolare, ma non solo, la materia di Bretagna ( Lancelot en ciclopedico”, riflessione pessimista sul piano politico e sentimentale, rappresentazione idealizzata di Tro ia (con i tratti dell’esaltazione di un “Buon governo” come quello dell’affresco allegorico di Ambrogio Lorenzetti nel palazzo comunale di Siena), pur destinata alla distruzione, fine dramma- tico delle storie amorose (notevole quella originale di Troilo e Briseida, destinata a una larga for- tuna nei secoli – quanto meno Boccaccio, Chaucer e Shakespeare docent ). Come elemento che uni- sce quasi in endiadi lo sconforto politico-sentimentale, si nota che, a differenza di quello che suc- cede nell’ Eneas , nessuna copp ia assicura la continuità dei casati. Benoît in sostanza s’inter roga an- gosciosamente sul senso della storia, delle azioni umane e del destino, che abbatte una città mo- dello per la follia degli uomini (anche qui Enea tradisce i suoi) e per l’ira della divi nità. Altre os- servazioni si troveranno in Mantovani 2013. 10. Sulle fonti di Benoît si veda Kelly 1992. 11. Jung 2003, 186- 187. Per l’ Historia destructionis Troiae di Guido delle Colonne, derivata anch’essa da Benoît, si veda l’informazione sintetica in D’Ag ostino 2006b, 94-97. Per gli altri testi italiani di materia troiana (le Storie de Troia e de Roma , i Conti di antichi cavalieri , il Novellino , il canto XXVI dell’ Inferno dantesco, il Filostrato di Boccaccio, le traduzioni dell’ Histoire ancienne e dell’ Historia di Guido, i cantari ecc.) si veda sempre ivi, pp. 97-116. Per i cantari si veda la recente edizione completa, a cura di Dario Mantovani: La Guerra di Troia in ottava rima , 2013. 12. Quello di Benoît de Sainte-Maure è il piú copiato dei romanzi della triade classica e va notato che i mss. sono perlopiú francesi o italiani; e lo stesso può dirsi delle sue versioni in prosa di cui al paragrafo successivo. 20 D’Agostino·Barbieri – Istorietta troiana con le Eroidi gaddiane prose , Tristan en prose ecc.) 13 ed è in relazione con un fondamentale cambiamento socioletterario: le redazioni in prosa, a differenza di quelle in versi per lo piú recitate o lette ad alta voce da un’unica persona e perciò recepite soprattutto attraverso l’ascolto, trovano un pubblico che comincia a leggere individualmente o all’interno di piccoli gruppi, magari famigliari. Al nuovo target si indirizza la nuova fisionomia dei testi, perfino visivamente diversissimi dai manoscritti che contenevano l’originaria versione dei romanzi: alle due o tre colonnine di octosyllabes si sostituisce la scrittura – anche a riga intera – della prosa, divisa in capitoli, preceduti da rubriche (in rosso, come dice il nome) e raggruppati in blocchi il cui inizio è contrassegnato da un’iniziale piú grande e ornata, cosi c- ché sia piú facile orientarsi nel mare magnum dei grandi cicli. 14 Per quanto riguarda il RdT di Benoît de Sainte-Maure, Marc-René Jung ha di- stinto cinque versioni, tutte anonime, indicate come Prose 1 , Prose 2 , Prose 3 , Prose 4 e Prose 5 : le prime quattro risalgono al Duecento, la quinta è degl’inizî del Tr e- cento. 15 In modo felicemente riassuntivo Luca Barbieri rileva che tali mises en prose «sono caratterizzate da una progressiva moralizzazione dell’opera originale, attraverso la quale le sovrapposizioni e le interpretazioni morali e religiose prendono il sopravvento sull’elemento fantastic o-descrittivo». 16 I rapporti fra le cinque redazioni sono piuttosto complessi per varî motivi: relazioni peculiari col testo di Benoît; inserimento, a volte, d’una redazione in una compilazione piú ampia (per es. nell’ Histoire ancienne , cf. infra ); esistenza, all’interno d’una determinata versione, di varianti abbreviate e cosí via. Lo st u- dio è reso vieppiú difficile dal fatto che questi rifacimenti sono ancora quasi tut- ti inediti. Infatti, l’unico pubblicato integralmente (e in modo ineccepibile) è la modesta Prose 4 , 17 mentre degli altri si hanno edizioni parziali ( Prose 1 ) o grave- mente frammentarie ( Prose 2 , 3 e 5 ). Notevole il fatto che, per Jung, solo Prose 4 sia stata realizzata in Francia, dove non deve aver riscosso un gran successo (è tràdita da un unico ms.), mentre la molto piú diffusa Prose 1 (19 relatori) è stata scritta in Morea (forse a Corinto) e le altre in Italia: Prose 2 nell’Italia settentri o- nale, Prose 5 alla corte angioina di Napoli. Per lo stesso studioso la patria di Prose 3 è forse la Toscana, ma mi pare che le tracce d’un possibile autore normanno siano piuttosto significative (cf. qui § 1.3). In genere tutte le mises en prose , pur abbreviando il testo in versi, grazie soprattutto all’eliminazione dell’apparato d e- scrittivo di Benoît, aggiungono qualcosa di nuovo, sia mutuandolo da altri libri (per es. Prose 1 mostra di conoscere anche i Faits des Romains e la compilazione 13 . Per un inquadramento del problema si vedano Doutrepont 1939, Luongo 1999 e Lynde-Recchia 2000, 13-34 (cap. 1, The rise of prose ). 14. Gozzi, introduzione a Binduccio, p. 22. 15. Ovviamente anche per questo paragrafo si veda il libro di Jung 1996, 440-562. 16. Barbieri 2005, 5. 17. Le Roman de Troie en prose (Version du Cod. Bodmer 147) (Vielliard).