I « κα ὶ Τρυγίη βαρύγουνος ἐ λεί π ετο νόσφιν ὁ μ ίλου ὑ στατίη κα ὶ ἔ π ηξε φόβ ῳ π όδας : ο ὐ δέ τις α ὐ τ ῇ Σειλην ῶ υ π αρέ μ ι μ νε :.» —Nonno di Panopoli Ah, se l’ilare tuo frastuono improvviso irrompesse sull’abisso, quale gioia per me vedere in fuga gli stolidi sileni di quest’inferno demoni custodi! Quale pena sapermi al precipizio in fondo, inarrivabile, ad uno sguardo tuo, ma pure intento quell’attimo a spiare in cui si inveri l’impossibile evento! Ah, se l’ombra dietro quell’angolo fosse la tua, quale sussulto in me sorprendere, inatteso, la luce nei tuoi occhi! Quale ingiusta perpetrata agonia, di volto in volto, braccare un lineamento ormai lontano, all’attimo anelando in cui si inveri l’impossibile evento. 24 maggio 1982